Dopo quarant’anni di onorata e ostinata opera di decostruzione e liofilizzazione della parola altrui, valsa a farne il più famoso scrittore russo vivente, Vladimir Sorokin è arrivato alla sfida più estrema nel campionario della bibliofollia: i libri sono semplicemente carta da bruciare, e la magia della parola solo un vago riflesso trasmesso alle pietanze grazie a loro grigliate. Quello di Manaraga La montagna dei libri (traduzione di Denise Silvestri, Bompiani, pp. 224, euro 17,00 ) è l’universo distopico di un nuovo medioevo che reca ovunque le cicatrici di una tremenda guerra globale e, pur nel persistere di prodigiosi progressi tecnologici, è guidato...