In contemporanea con lo sciopero milanese dei driver di Amazon è arrivata la notizia che Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo, è il stato il filantropo più generoso nel 2018, con 2 miliardi di dollari donati a «buone cause» attraverso la sua Bezos Day One Fund. La beffa sta in fondo all’elenco delle charity finanziate: oltre alle no profit impegnate ad aiutare i senza tetto e i poveri, finanzia l’educazione nelle comunità a basso reddito. «Basso reddito» è quello che contestano anche i driver milanesi, costretti a venti consegne l’ora a ritmi vertiginosi anche nei periodi off peak (fuori dai picchi), perché i tempi determinati assunti durante natale e black friday non vengono confermati.

La ragione principale – la seconda è l’evasione fiscale con poche tasse versate in Lussemburgo, sede fittizia – di un sistema oramai palesemente insostenibile anche in Italia risiede principalmente nel monopolio che Amazon ha conquistato nel mercato dell’e-commerce e delle consegne a domicilio. Nonostante il recente permesso ad avere un suo proprio corriere, ad oggi in Italia Amazon utilizza – furbescamente – tutti i corrieri attualmente sul mercato: Gls, Sda, Nexive, Tnt, Ups, Bartolini. Sono i lavoratori che ci suonano il campanello ogni giorno e che Amazon sfrutta potendo imporre loro – da monopolista del mercato – tariffe bassissime che costringono le aziende appaltatrici a scaricare sui lavoratori i mancati introiti producendo condizioni di lavoro inaccettabili.

Chiunque abbia visitato un magazzino di Amazon sa che lo stesso accade anche a chi lavora direttamente per il gigante americano. Qui però, a partire da Castel San Giovanni a Piacenza, una serie di scioperi ha costretto Amazon a scendere a patti con i sindacati apportando sensibili miglioramenti alle condizioni di lavoro – specie sui turni – e prevedendo stabilizzazioni per il mare di precari sanzionato dall’Ispettorato del lavoro nel 2018.

Molto più difficile che accada la stessa cosa per il super diviso mondo dei corrieri, sub appaltatrici di Amazon. Lo sciopero di ieri è però un momento di svolta. Specie se ognuno di noi si prenderà carico delle condizioni di lavoro di chi ogni giorno ci porta a casa gli agognati pacchi.