C’erano due grandi assenti, ieri, alla presentazione torinese de Il Sentiero e altre filastrocche al Circolo dei Lettori di Torino: Gianmaria Testa e Beppe Fenoglio. C’era però Valerio Berruti a rappresentarli entrambi. Chiariamo i punti principali. Il Sentiero è un libro per «quasi bambini» scritto dal cantautore piemontese e magicamente ritratto dall’artista Berruti. I suoi bambini pensierosi accompagnano dolcemente il lettore attraversa i grandi contenuti umani scritti con un linguaggio il più possibile vicino all’infanzia da un Gianmaria Testa che per una volta si tiene lontano dalla musica, permettendo però che le sue parole danzino da sole.

Fenoglio è il loro trait d’union. Berruti voleva animare i personaggi del famoso Il vento tra i salici, il secondo più venduto libro per bambini al mondo dopo Alice nel paese delle meraviglie, tradotto da Fenoglio per Einaudi in una versione che è arrivata ancora fino a noi. E per musicarla aveva pensato a «un altro langhetto come noi». Un langhetto, due langhetti, tre langhetti, e il gioco è fatto. E in questo modo Testa è riuscito anche a coinvolgerlo in un’avventura che lo spaventava e non poco: «Io non sono un illustratore – spiega Berruti – quello è un mestiere ben preciso in cui si ritraggono le scene delle storie raccontate. Per lo più, invece, io le evoco, delle storie. È una cosa diversa».

Eppure ci sono riusciti. «I temi trattati sono la politica internazionale, i confini, le migrazioni, la diversità non accettata…è arduo far passare queste filastrocche per favole da bambini e basta». «In teoria – prosegue Berruti, perché nella pratica non so come mi porrò con mio figlio rispetto a certi temi. Però penso sia giusto che i bimbi entrino in contatto con le grandi faccende della vita. Voglio dire che tanto Babbo Natale non esiste, quindi è giusto crederci ma è importante anche capire da subito l’altra faccia della medaglia. Non serve far crescere i bambini come bamboccioni». «Il bello della poesia- sottolinea ancora Berruti – è che ti viene dietro. Se ci entri in contatto quando sei triste o quando sei felice avrà due effetti diversi. Non è mai univoca. Tutta l’arte, dal cinema alla letteratura e in ogni altra sua forma, rientra in toto nella dimensione poetica».

E fortemente poetico è sicuramente anche questo libro, perché nonostante la profondità dei temi trattati non riesce a soppiantare la leggerezza delle parole, dove lo sfondo delle tavole berrutiane sono le pagine dei dizionari piuttosto che le carte nautiche o le cartine stradali, ovviamente delle Langhe.

In quegli occhi infantili, enigmatici e profondi, in quegli sguardi universali e struggenti, si specchiano non solo le storie di Testa ma anche le risposte che i bambini veri e anche quelli cresciuti cercano, a volte con ardore e a volte senza neppure saperlo. Il sentiero è un libro che può regalare un momento per sé, un angolo di lettura semplice e delicata, uno sguardo diverso, almeno in apparenza, che però riporta a sé. A quel tempo sospeso ma reale, in cui giocare era la priorità, e la vita una scoperta senza pregiudizi.