Mentre Donald Trump dichiara «notizie false» quelle sul cambiamento climatico e contemporaneamente stanzia milioni di dollari freschi in armamenti, a Torino si inaugurata la ventesima edizione di CinemAmbiente. E i due fatti non sono proprio scollegati. Il film d’apertura è stato infatti The Age of Consequences, nuovo documentario dell’australiano Jared P. Scott, che si era già messo in evidenza con il precedente Requiem for the American Dream. Un’autentica bomba per gli statunitensi pensanti e per tutti gli abitanti del pianeta.

 
Scott consulta esperti di sicurezza, del Pentagono, veterani, ex generali, per far capire meglio cosa stia succedendo. E il nodo fondamentale parte proprio dal cambiamento climatico e le sue conseguenze. Non si tratta di opinioni ecologiche o pareri di anime belle, ma di analisi documentate. A tratti inquietanti.
In pratica il surriscaldamento provoca scompensi come inondazioni e siccità che non solo determinano danni immediati, ma lavorano a breve termine. E quando le condizioni di vita si complicano oltremodo ecco a cascata tutti gli altri problemi, quindi instabilità, terrorismo, conflitti migrazioni.

 
Il cambiamento climatico non è l’unica causa, ma agisce da catalizzatore e acceleratore. Ecco allora che si spiega la nascita e il successo dell’Isis e affini, i sussulti contraddittori delle primavere arabe, i 60 milioni di profughi che premono sui confini della vecchia Europa e soprattutto dell’Italia.
Alcune cifre sono da allarme rosso, in Somalia il conflitto aveva causato 1.100mila rifugiati, 50mila richiedenti asilo e 1.130mila sfollati; in Sudan rispettivamente 650mila, 40mila, 2.300mila; in Afghanistan 260, 17 e 947; in Iraq 377, 141 e 4milioni; in Siria oltre 4milioni di rifugiati, 80mila richiedenti asilo e 7milioni e 600mila sfollati. Acqua e cibo sono le molle che determinano la nascita dei vari stati islamici, prima ancora di qualsiasi altra motivazione.

 
Colpisce per esempio il confine tra India e Bangladesh. Il timore di un innalzamento dei mari che provocherebbe un’autentica catastrofe umanitaria nel piccolo stato ha spinto il governo indiano a recintare e a elettrificare l’intero confine con l’aggiunta di guardie armate laddove non bastasse il filo spinato e le scariche elettriche. Già perché il meteo ormai non è più nelle mani di Dio ma in quelle degli uomini che continuando a bruciare petrolio e derivati stanno determinando un surriscaldamento sempre più difficile da contrastare.
E cosi si spiega anche la corsa agli armamenti perché l’instabilità produce conflitti e tensioni.

 
Per CinemAmbiente un esordio forte quindi (con immagini anche terribili), mentre la manifestazione prosegue in questi giorni, si concluderà martedì prossimo, attraverso il consueto lavoro di proposte che intendono fare conoscere e sensibilizzare gli spettatori. Perché con buona pace dell’irresponsabile presidente degli Stati Uniti, il rischio che stiamo correndo e grosso e serio e neppure a lungo termine.