Quasi 400 morti di Covid (su 300.000 abitanti), contagi in continua crescita, terapie intensive piene al 67% contro una media nazionale del 31%. E record italiano per l’indice Rt: 1.66% all’ultima rilevazione della settimana scorsa. Il Molise corre veloce verso il baratro e, alla già gravissima situazione sanitaria, si aggiunge anche il caos che sta investendo il commissario ad acta Angelo Giustini, indagato dalla procura di Campobasso per abuso e omissione di atti d’ufficio.

’interrogatorio era previsto per ieri, ma Giustini, tramite il suo legale, ha chiesto e ottenuto un rinvio di una settimana. Le accuse restano sul tappeto: secondo gli investigatori, il commissario avrebbe predisposto un piano capestro per riaprire l’ospedale Vietri di Larino senza che ce ne fossero i requisiti e poi avrebbe anche nominato un commissario per il Covid anche se si trattava di una materia di sua esclusiva responsabilità. E ancora: affermazioni false sulla presunta (e infatti smentita) volontà del ministero della Salute di riaprire il Vietri, inspiegabili ritardi nell’attivazione del piano di contrasto alla pandemia, omissioni di vario ordine e grado. Elementi che, sempre secondo la procura, avrebbero concorso in maniera decisiva a rendere il Molise la regione più vulnerabile d’Italia di fronte alla pandemia.

Giustini, 68 anni, generale della Guardia di finanza in pensione, è commissario dal 2018, cioè da quando, per volere della componente pentastellata del governo gialloverde da poco insediato, si decise che quel ruolo non poteva più coincidere con quello del presidente della Regione. La speranza, a conti fatti errata, è che separando le funzioni si sarebbe arrivati a ridurre il debito milionario che pende da decenni sulla sanità molisana.

Secondo le parole del procuratore capo Nicola D’Angelo, Giustini avrebbe trasformato il Vietri «in un lazzaretto», ignorando non solo le voci dei medici del territorio ma anche tutti i richiami arrivati a più riprese sia dal ministero della Salute sia da quello dell’Economia, i cui pareri vengono abbondantemente citati nei verbali: «Non si può non rilevare la gravità del mancato presidio della situazione economico-patrimoniale e sanitaria della Regione da parte della struttura commissariale». Si cita, a questo proposito, un incontro dello scorso settembre in cui «i tavoli ministeriali hanno dovuto sospendere la riunione non essendoci le condizioni per una sua proficua continuazione, data l’inadeguatezza della struttura commissariale».

Da lì la situazione è peggiorata in maniera esponenziale, e Giustini avrebbe cercato di rimediare con altri abusi e omissioni, come la nomina di Ida Grossi a sub commissario per il Covid e il tentativo di piazzare pazienti al Vietri, presentando a Roma un piano in aperto contrasto con gli standard richiesti dal Governo. Un comportamento che i magistrati definiscono «inqualificabile» al punto di «trasformare il Vietri in una sorta di Lazzaretto con la sola apertura del reparto di terapia intensiva e sub intensiva nella totale assenza dei più elementari elementi che la scienza medica e la disciplina dell’organizzazione sanitaria impongono».

In Regione il clima è rovente: la richiesta di rimuovere il commissario trova sponde sia nella maggioranza sia tra i banchi dell’opposizione, e Pd e M5s, con toni durissimi, accusano la giunta di non essere capace di decidere alcunché. Il presidente Toma per ora tentenna e non si sbilancia più di tanto, ma è facile che a strettissimo giro farà la sua mossa. Senza più nessuno a difenderlo, nemmeno chi l’ha messo lì, Giustini pagherà per tutti.