Visioni

«Il miracolo» di Ammaniti in un’Italia color sangue

«Il miracolo» di Ammaniti in un’Italia color sangueAlba Rohrwacher in una scena de «Il miracolo», sotto la madonnina che piange sangue

Televisione Dall'8 maggio su Sky Atlantic la serie firmata dallo scrittore, per la prima anche regista su piccolo schermo

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 4 maggio 2018

In un’Italia sulla soglia di un «immaginario» (?) referendum che può portarla fuori dall’Europa, cosa accadrebbe alle vite dei protagonisti se un evento inspiegabile li ponesse di fronte a drammatici interrogativi? Il miracolo a cui allude il titolo della serie in otto episodi dall’8 maggio su Sky Atlantic alle 21.15 – è una statuetta di plastica della Madonna ritrovata dopo un’operazione di polizia nel covo di un boss calabrese. Una statuetta di due chili e mezzo che piange 90 litri di sangue umano al giorno. Prologo inquietante nato da un’idea di Niccolò Ammaniti (anche regista insieme a Francesco Munzi e Lucio Pellegrini) che per la prima volta si cimenta con la serialità e scrive una storia originale per il piccolo schermo, dopo che cinque dei suoi sette romanzi sono stati adattati per il cinema. «Non sono diventato regista – spiega Ammaniti – come conseguenza dei film tratti dai miei libri. La trasposizione cinematografica mi interessa fino a un certo punto perché il libro l’ho già scritto. Qui la situazione è completamente diversa, quello che mi ha spinto a impegnarmi in prima linea è che poche volte ho avuto la sensazione che il cinema potesse esprimere meglio le mie idee rispetto alla struttura, ma in questo caso invece sì».

Tra una Roma livida e buia e una Calabria calda e piena di luce dove si svolgono alcune scene – gran lavoro di Daria D’Antonio alla fotografia – si muovono i personaggi della storia che si dipana nell’arco di una settimana: il giovane presidente del consiglio Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprini) alle prese con una crisi politica e coniugale con l’inquieta moglie Sole (Elena Lietti) che fa sesso con sconosciuti e si stordisce con l’alcol. E poi Padre Marcello (Tommaso Ragno) prete di frontiera perso nella pornografia e nel gioco d’azzardo, Clelia (Lorenza Indovina), prima e unica fidanzata di Marcello ante conversione, che ha sviluppato nei suoi confronti un’ossessione, Sandra (Alba Rohrwacher), biologa con una madre inferma da accudire, il generale Votta (Sergio Albelli) – a capo dei servizi segreti – che scopre l’esistenza della madonnina miracolosa.

Otto episodi per mille interrogativi: come ci relazioniamo di fronte a un evento che sfugge alla nostra comprensione, quale il limite della fede nella scienza e quale il limite della fede in dio? Nella serie il «senso» religioso si concentra sulla figura di Padre Marcello: «Chi è in contatto professionale per così dire – sottolinea Tommaso Ragno – con le cose del sacro, è più smaccatamente portato ad essere vicino alle zone oscure. Esplorare questa figura con l’aiuto di Niccolò e degli sceneggiatori (Francesca Manieri, Francesca Marciano e Stefano Bises, ndr) è stato importante. Bisognava dosare gli elementi, perché altrimenti i momenti di perdita nel controllo, di follia ed eccesso di Padre Marcello rischiavano di sfiorare il ridicolo». La piscina dove è nascosta la madonnina è il luogo deputato a custodire il mistero che sembra non avere spiegazioni. Più si cercano risposte, più le domande si moltiplicano: «Era un luogo simbolico – spiega Ammaniti – ma fondamentale per la vicenda. Alla fine l’abbiamo trovata a Parma, dove ci siamo trasferiti con la troupe». Essenziale nella storia è la musica: «Ho fatto spendere moltissimo in diritti d’autore a Sky – spiega ridendo lo scrittore – ma avevo bisogno di metterci tutto: da Jimmy Fontana a Bon Iver, mentre le musiche originali sono del messicano Murcof».

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