Esodati, cassintegrati, pensionati, precari. Ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha parlato a tutto campo, in audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Ha difeso il decreto su contratti a termine e apprendistato, incassando tra l’altro l’appoggio della Confindustria a “resistere” per modificarlo il meno possibile. Poi ha toccato i nodi – delicati, per scarsità di risorse – di esodati e cig in deroga. Infine ha ribadito che di sconto fiscale per i pensionati, non se ne parla proprio.

«Vogliamo che nessuna impresa abbia argomentazioni per dire che non ha fatto quello che doveva perché vincolata da dubbi, incertezze e difficoltà interperpretative», ha spiegato il ministro riferendosi al decreto. Poi ha ribadito il no del governo alla concertazione: «Non vuol dire che si vuole liquidare qualcuno: c’è spazio per tutti ma la decisione compete solo a chi ha la responsabilità».

Dalla Commissione Lavoro, sono tornate in ballo alcune critiche: il presidente Cesare Damiano (Pd) ha ribadito che «il decreto va cambiato sui tempi senza causale, perché tre anni sono troppi, e sulle proroghe»; sugli apprendisti, «si deve rivedere la parte sull’obbligo formativo pubblico, perché ci espone a sanzioni Ue, e una percentuale di giovani, i più meritevoli, vanno stabilizzati».

Per Giorgio Airaudo (Sel) «il governo sta commettendo un errore: il decreto Poletti aumenta la precarietà e rischia di mangiarsi il lavoro a tempo indeterminato con gli 8 rinnovi in 36 mesi senza causali; inoltre svuota la formazione nell’apprendistato, e quindi porta a trasformare quello strumento in contratto di serie B con differente salario a parità di lavoro».

Su questi temi, Susanna Camusso (Cgil), ha commentato che per il governo «la Cgil è considerato un ostacolo da rimuovere: perché si pensa che la rappresentanza sociale interferisca con il rapporto diretto con i cittadini». Critica anche l’Usb: «Il contratto Poletti cancella il tempo indeterminato».

Il decreto piace invece alla Confindustria, come si sa: ieri Giorgio Squinzi ha ribadito che «la versione che arriva in discussione in Parlamento ci trova d’accordo». Fatto che Poletti reputa «positivo».

Il ministro del Lavoro però ha parlato anche dei pensionati: ha ribadito che a differenza dei lavoratori dipendenti, che avranno i famosi 85 euro, per loro «non ci saranno sconti fiscali per loro, perché se avessimo spalmato i benefici su una platea più larga avremmo parlato di 10 euro, come in passato».

Protesta la Spi Cgil: «I soldi ci sono, solo che si deve fare una scelta politica per prenderli», dice Carla Cantone. Cantone si riferisce probabilmente a una patrimoniale: il sindacato ha calcolato che far pagare lo 0,5% alle 2,5 milioni di famiglie più ricche, porterebbe nelle casse dello Stato 20 miliardi annui.

Quanto agli esodati, Poletti spiega che «il governo sta lavorando a una soluzione strutturale, tenendo presenti i limiti delle risorse disponibili».

Sulla cig in deroga, il ministro ha ammesso che «manca 1 miliardo, ed è un problema già posto al governo». Soldi che serviranno, se, come annuncia lo stesso Poletti, «il 2014 sarà un anno ancora di grande sofferenza: indipendentemente dalle dinamiche del Pil, quella dell’occupazione continuerà a essere molto pesante».