Con la sorprendente varietà del loro disporsi sulla terra, rendendola ospitale per il resto del vivente, la vertiginosa dimensione temporale del loro abitarla, la progressività del loro infinito accrescimento, gli alberi creano mondi. Indispensabili alla vita ben da prima della nostra apparizione, da sempre son stati poi, per noi umani in particolare, benevoli compagni di strada, prodighi di sostegno come nutrici di alimenti, strumentazioni, calore, farmacopea, propellenti, nonché ispiratori di immaginari, fonti di archetipi e intere cosmogonie.
Oggi, a fronte della crisi ambientale di cui in buona misura siamo responsabili, da più parti ci si ricorda come costoro siano ancora una volta indispensabili alleati nelle strategie di contenimento del danno che dobbiamo mettere in atto con urgenza rinnovata.
Così, in una disamina a tutto campo che riprende le fila di dati e considerazioni da diversi ambiti e competenze, Francesco Ferrini e Ludovico Del Vecchio ci raccontano di una evidenza: La Terra salvata dagli alberi, (Elliot, pp. 192, euro 16,00). Con l’andamento avvolgente di un «mantra verde» che associa informazioni puntuali con una biofilica passione militante ci invitano a sostenere questa salutare prospettiva salvifica, piantando alberi.
A partire dalla presa di consapevolezza dei benefici tangibili e intangibili che essi ci riservano, si insiste sul loro ruolo strategico in particolare in quell’ambito urbano che sempre più caratterizza la nostra esistenza.
La molteplicità di variabili fisico strutturali e forti criticità sociali, abitative e ambientali che caratterizza il paesaggio urbano consente e impone di sperimentare qui, in un approccio flessibile, politiche di condivisione del verde pubblico, forme di pianificazione e gestione partecipate.
Scelta dei requisiti delle piante in città, corrette interazioni uomo albero, inserimento di diverse tipologie di spazi verdi, seri progetti di forestazione urbana e la gestione consapevole del valore che ciò comporta suggeriscono una strategia complessiva nel segno della diversità.
Dove la valenza infrastrutturale del verde, servizio fondamentale, come i trasporti e le utenze di base, sia costitutiva di una visione complessiva che considera alberi e piante un valore e un bene condiviso, un investimento piuttosto che un costo. E che propugna perciò a ogni passo, per ciascuno di noi, la loro protezione e diffusione. Piantare alberi, facendoci alberi.