«Cari populisti, non c’è niente da cui ci dovete liberare. Siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo». Le sardine lanciano il loro manifesto. Poche righe su Facebook per dichiarare guerra a Matteo Salvini e alla sua Lega, che promettono di voler liberare l’Emilia-Romagna (e l’Italia) dalla sinistra e che, come reazione opposta, hanno involontariamente dato vita al movimento delle 6 mila sardine. «Adesso ci avete risvegliato – si legge in uno dei passaggi del manifesto – E siete gli unici a dover avere paura». Il risveglio c’è stato davvero ed è stato tumultuoso. Sono ormai 40 le città italiane che hanno visto o vedranno una manifestazione delle sardine. Dal nord al sud Italia, da Bolzano a Sorrento passando ovviamente per l’Emilia-Romagna, culla del movimento.

«ABBIAMO SCRITTO quel manifesto per chiarire il nostro messaggio. Siamo di fronte ad un’onda dirompente che sta risvegliando le coscienze in tutta Italia. La cittadinanza si sta mobilitando ovunque arrivi Salvini», spiega Mattia Santori, tra gli organizzatori della prima manifestazione delle sardine, quella di Bologna che ha completamente riempito Piazza Maggiore e radunato almeno 10 mila persone.

Altre manifestazioni arriveranno domani, domenica e lunedì, quando a Reggio Emilia, Rimini e Parma le sardine scenderanno in piazza in occasione dei comizi che il leader della Lega ha programmato in quelle città. Proprio domenica a Rimini Salvini ha annunciato il possibile colpo di coda, facendo sapere di volersi presentare nella piazza delle sardine per «conoscerle», e riguadagnare così centralità mediatica. Immediata la risposta degli organizzatori. «Il capitan Pesce Palla verrà da noi? Preparate allora un bel pesce palla da regalargli. E poi giù di selfie così è contento. Tutto rigorosamente in silenzio». L’invito, se Salvini si presenterà davvero, e gli organizzatori riminesi non ci credono molto, è quello di ignorarlo e non abboccare ad eventuali provocazioni.

A dovere fare i conti con tutto questo non sono solo Salvini e la sua candidata in Emilia-Romagna Lucia Borgonzoni. A finire nel mirino delle sardine c’è anche la macchina social della Lega – la cosiddetta «bestia» – che fino ad oggi sembrava inarrestabile. «Il nostro obiettivo iniziale era oscurare la sua campagna elettorale. L’abbiamo raggiunto», ragiona Mattia Santori. «Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo», si legge ancora nel manifesto delle sardine che si definiscono «libere», amanti delle «cose divertenti, della bellezza, della non violenza (verbale e fisica), della creatività, e dell’ascolto».

INFINE L’ENDORSEMENT alla buona politica, quella con «la P maiuscola», quella dei «politici che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono pochi ma ci sono. Torneremo a dargli coraggio dicendogli grazie». Una formulazione che non dice né Pd né sinistra, ma che ovviamente guarda da quella parte visto che le sardine, quando vanno in piazza, cantano Bella ciao.

Di sicuro l’ondata di flash mob e manifestazioni è stata un tonico anche per Stefano Bonaccini, il presidente dem dell’Emilia-Romagna che contro la Lega cercherà il bis il 26 gennaio: sull’onda dell’entusiasmo ha deciso di puntare altissimo e di indire, per il 7 dicembre, un comizio a Bologna proprio in Piazza Maggiore. La stessa piazza della sardine, quella dove da anni nessun politico si è fatto vedere per paura del flop. E se fino a pochi giorni fa Bonaccini parlava al centro – il suo stop allo ius soli proposto da Zingaretti lo dimostra – ora le cose stanno cambiando. Nella sua chiamata di piazza l’esponente dem ha accuratamente evitato di citare il suo partito ma, questa la novità, ha parlato apertamente di giustizia sociale e di una società capace di non dividere ricchi e poveri.