Dopo un breve preludio poliziesco, che dura il tempo contenuto di una corsa in automobile per raggiungere un ospedale psichiatrico dove si è consumata una strage, ci troviamo a testa in giù negli sventurati panni del detective Castellanos. Siamo appesi al gancio acuminato della buia dispensa di un macellaio psicopatico, che vediamo accanirsi sul corpo di una vittima mentre si delizia le orecchie con l’Aria sulla Quarta Corda di Johan Sebastian Bach. Una musica aerea che stride in maniera dolorosa con la gravità sanguinolenta di quel luogo orrendo e con il bieco lavoro di macellazione che si sta compiendo a pochi metri dal protagonista.

Riusciamo a liberarci ma siamo disarmati e non ci resta che nasconderci, affinché il mostro non ci veda. Non è facile sfuggire al suo folle sguardo e basta un passo falso perché questo ci percepisca accucciati e ci segmenti con una motosega. Quando infine riusciamo ad allontanarci dall’abominevole dispensa realizziamo, con il fiato corto, che l’orrore è appena cominciato e che una micidiale trappola videoludica congeniata per ucciderci in ogni modo è appena scattata sul giocatore.

È arrivato The Evil Within, per le console della nuova generazione, della passata e per PC. Si tratta dell’ultima opera di Shinji Mikami, colui che ha inventato il genere detto Survival Horror con Resident Evil, una saga che ha abbandonato dopo il quarto episodio, dicendo addio alla Capcom.

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Il Male Dentro architettato da Mikami non è un gioco per tutti, persino nella sconsigliabile modalità «inesperto», perché possiede una sadica difficoltà che rimanda alla cattiveria dei videogame della serie Souls di From Software. Non è un videogame frustrante, ma bisogna affrontarlo con estrema pazienza, poiché ogni proiettile sprecato o un’azione frettolosa significano inevitabilmente il Game Over, ognuno dei quali è seguito da un’animazione cruenta in maniera iperbolica.

Ma chi non teme di addentrarsi in questa selva oscura di terrori scaturiti dal subconscio si troverà a vivere un’opera d’arte del videogioco che è classica e rivoluzionaria, perché mentre ribadisce la sua appartenenza ad un genere che si sta estinguendo nello stesso tempo proclama l’universalità e l’immortalità videoludica del Survival Horror giapponese.
The Evil Within è un gioco d’autore, una mostruosa chimera delle invenzioni più orrorifiche di Mikami, che non teme di citarsi in momenti che rimandano alle sue opere precedenti, come quando ci conduce dentro una tetra magione che ricorda quella che visitammo nel primo Resident Evil.

C’è una varietà diabolica di scenari, ognuno disegnato con grande perizia per ricreare atmosfere macabre e malsane: i corridoi fatiscenti di un manicomio dove stagnano pozzanghere di sangue, villaggi ridotti in ruderi tra cui si aggirano presenze letali, foreste nebbiose che ammiccano ai ricordi di antiche fiabe spaventose, una metropoli stravolta da una catastrofe, una scogliera a picco su cui si eleva una cattedrale maledetta…

La stessa cura «maniacale» riposta nel disegno delle ambientazioni si percepisce, con una cascata di brividi, nella caratterizzazione dei nemici, come gli spiritati dalle carni aperte dal filo spinato, una donna dai lunghi capelli che sembra composta di sangue raggrumato o un energumeno con una cassaforte al posto della testa.
Per oltre venti ore The Evil Within mantiene in chi lo vive un senso di suspense, di ansia e di ludica disperazione, sfidando il malcostume del giocatore moderno troppo abituato alla facilità di videogame che lo prendono per mano indicandogli la maniera migliore per essere «sconfitti». Il lavoro di Mikami invece non perdona mai e ci delizia sadicamente punendo la nostra distrazione e la poca parsimonia con le risorse, poiché le munizioni e le medicine curative sono scarse fino alla fine dell’incubo.

Pauroso come può essere il tunnel dell’orrore di un Luna Park pensato da un genio dello spavento, The Evil Within è un viaggio splatter nelle spirali neuronali di una mente sconvolta dalla pazzia, una grandguignolesca poesia lovecraftiana e il ricordo amorevole dell’apoteosi horror degli ultimi decenni del secolo scorso.
Ma il miracolo compiuto da Shinji Mikami, un grande inventore di giochi e visioni, è che tra tutti gli abominevoli orrori, le incessanti bufere di sangue e i trabocchetti letali, The Evil Within sia davvero divertente e il suo intreccio delirante nasconde una storia che infine si rivela della stessa profondità degli sguardi nell’abisso gettati da maestri come Carpenter e Romero.