«Basta ipocrisie, considerato il taglio dei parlamentari, bisogna prendere atto della necessità di accedere il 2 per mille». L’ex reggente grillino Vito Crimi, nel corso dell’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle di mercoledì sera, ha aperto alla possibilità di accedere fondi pubblici ai partiti. Quando ha annunciato la svolta, nell’aria da mesi, si è capito che un altro elemento identitario dei primi dieci anni di storia pentastellata era saltato per davvero. Perché ad ammettere che la politica ha bisogno di fondi, e che questi in qualche maniera debbano avvenire dalle casse pubbliche, è per primo colui il quale fino all’ultimo ha alzato le barricate di fronte a forme di finanziamento pubblico, e non solo per le forze politiche. Il mito del «movimento francescano» e la teoria del partito leggero che si finanzia con microdonazioni e scarica tutto il lavoro organizzativo sulle piattaforme digitali è finito. È da tempo che il nuovo leader Giuseppe Conte rivendica un’organizzazione

Anche la maggioranza dei parlamentari si è detta favorevole all’iscrizione del M5S al registro dei partiti politici e quindi alla possibilità di poter usufruire delle donazioni che i contribuenti possono inserire nella propria denuncia dei redditi a favore di un partito. Ma anche di usufruire dei benefici fiscali previsti per le donazioni liberali ai partiti da parte dei singoli. Tra i (pochi) dubbiosi c’erano l’ex ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli,Laura Bottici, il presidente commissione bilancio della camera Daniele Pesco, il commercialista Vincenzo Presutto e un grillino della prima ora come Alberto Airola.

La questione contabile contiene elementi di valutazione politica (e di ricostruzione della storia del M5S) non da poco: «Non erano i banchetti degli attivisti a farci arrivare le risorse – avrebbe detto Crimi ai parlamentari – Ma il blog di Grillo e la Casaleggio associati». Solo che adesso Grillo ha un blog meno esposto e soprattutto totalmente indipendente e Davide Casaleggio è stato messo alla porta assieme alla piattaforma Rousseau. Lo stesso Crimi ha spiegato come il M5S abbia da sempre il suo baricentro (anche economico) nei palazzi e non tra la gente, visto che nel 2013 e 2018 ha tratto risorse «non dai cittadini ma dai parlamentari». Dunque, è il ragionamento, adesso con il taglio dei seggi e la (messa in conto) riduzione dei voti «avremo parlamentari in meno e quindi anche meno soldi da loro». Ecco allora l’esigenza di chiedere ai contribuenti il 2 per mille. A questo proposito, Davide Zanichelli ha chiesto di mettere in conto l’entità del contributo che arriverebbe dagli elettori «rispetto all’eventuale figuraccia» di questa decisione: «Se lo facciamo per 300 mila euro c’è da capire se il gioco vale la candela». Al termine, Conte ha salutato la decisione definendola «un passaggio significativo, che segna uno scarto rispetto al passato» ma ha sottolineato come sia «non solo opportuno ma necessario che venga approvato online dagli iscritti: se i nostri iscritti ritengono che questa strada non sia percorribile neppure ci finanziano».