In difesa aperta della colonizzazione dei Territori palestinesi occupati è sceso anche un politico introverso e di solito invisibile come l’ex ministro del Likud Benny Begin, un nome che evoca sempre forti emozioni nella destra israeliana, perchè richiama alla memoria quello del padre, l’ex premier Menachem Begin che nel 1977 scardinò il potere detenuto per 30 anni dai laburisti. Intervistato da Yisrael HaYom, Begin ha lanciato un accorato appello agli elettori: non votate per “Campo Sionista”, la lista elettorale capeggiata dal leader laburista Yitzhak Herzog. Sostenendo che sarebbe in corso uno sforzo a più livelli per provocare la caduta del premier Netanyahu, Begin ha accusato «le persone della sinistra di fare del loro meglio per liberarsi della Giudea e della Samaria (i nomi biblici della Cisgiordania)». «Quelle persone – ha aggiunto – sostengono che l’occupazione è fonte di corruzione, che la nostra sovranità in quei territori è dannosa e che la presenza di colonie ebraiche in Giudea e Samaria è un ostacolo alla diplomazia…quando c’è tanto desiderio di far avanzare il processo di pace vuol dire che c’è una intesa per evacuare le colonie».

 

La versione del quadro politico offerta da Begin è molto lontana dalla realtà. Herzog e la sua alleata Tzipi Livni non hanno fatto alcun riferimento a possibili evacuazioni di colonie ebraiche. Il leader laburista è freddo verso Abu Mazen e non ha più fatto riferimenti all’intenzione, annunciata qualche tempo fa, di andare a parlare di fronte al Consiglio Legislativo dell’Anp se gli israeliani lo faranno diventare primo ministro. Ma questo appello di Begin serve come il pane al Likud di Netanyahu, dato dietro “Campo Sionista” da tutti i sondaggi, e che ormai guarda anche ai voti della destra più estrema per compensare i consensi crescenti per lo schieramento centrista. In sostanza punta sul “voto utile”, necessario per impedire all’opposizione di andare al potere e perciò si rivolge all’elettorato ultranazionalista, quello che alle passate elezioni ha regalato parecchi seggi a “Casa Ebraica”, il partito guidato dal ministro dell’economia Naftali Bennett, alfiere della colonizzazione.

 

In effetti, stando a quello che spiegano gli analisti, Netanyahu può sperare solo in questi voti sottratti a “Casa Ebraica” e all’altro partito di estrema destra Yisrael Beitenu (in caduta libera nei sondaggi) per provare a vincere le elezioni. Bennett in campagna elettorale, sino a qualche giorno fa, ha denunciato la “debolezza” di Netanyahu. Quindi ha invitato gli elettori di estrema destra e i coloni a dare più forza al suo partito che con il collega Uri Ariel al ministero dell’edilizia ha favorito la crescita demografica dei coloni del 5.5%, contro l’1.7% dei residenti nello Stato di Israele, grazie alla più ampia espansione degli insediamenti ebraici registrata da molti anni a questa parte. In una recente intervista Ariel aveva fissato l’obiettivo dei prossimi cinque anni a 600mila coloni solo in Cisgiordania, 200mila in più degli attuali. Ora “Casa Ebraica” deve fare il tifo per Netanyahu, anche a costo di perdere una paio di seggi, altrimenti rimarrà fuori dal prossimo governo. Molti coloni e religiosi sionisti sono