Affollata conferenza stampa ieri a Mosca di Sergey Udalzov, leader del «Fronte di Sinistra», uscito solo due giorni fa dal carcere dopo 4 anni e mezzo di detenzione per gli incidente scoppiati al termine di un corteo anti-Putin il 6 maggio del 2012, e considerato da più parti il «Navalny della sinistra». «Come sono le prigioni russe?», chiediamo. «Non sono più i campi della Kolyma di Salamov, anche grazie alle battaglie delle associazioni dei diritti civili fatte in questi anni. Sono residenze a zero stelle dove finiscono soprattutto giovani ladruncoli e tossicodipendenti. Quando ci finiscono gli oligarchi è altra cosa: in cella possono avere tutto, dai computer alle prostitute».

IN APERTURA DI CONFERENZA stampa Udalzov ha dichiarato che malgrado la lunga detenzione di «non aver abbandonato i miei ideali e il mio punto di vista su Putin. Il regime attuale – ha aggiunto – ha proseguito il suo corso neoliberista iniziato con Eltsin. La sua politica è a vantaggio degli oligarchi e degli amici del presidente, i soliti parassiti. Decidono tutto i soldi e ancora i soldi».

Secondo Udalzov però a partire dall’Occidente il vento sta iniziando a cambiare. Cresce la destra populista ma anche la sinistra con l’ascesa di Bernie Sanders negli Usa, di Melanchon in Francia (che ha ringraziato per la solidarietà), di Podemos in Spagna. Anche in Russia «dobbiamo costruire una alternativa di sinistra al neoliberalismo e alla destra populista». Ma come costruirla?

SERGEY È STATO MOLTO CHIARO: «Dobbiamo riattivare la sinistra extraparlamentare e anti-sistema. Ci sono molti gruppi, dobbiamo unificarli. Dobbiamo collegare l’azione dei sindacati esistenti e delle associazioni di sinistra dei diritti umani. E naturalmente bisogna confrontarsi anche con la sinistra che sta in parlamento». Questa è in gran parte una opposizione «a sua maestà» secondo Udalzov, che non è stata in grado di ottenere nulla. «Tuttavia ora siamo alla vigilia delle presidenziali del 2018» e Udalzov fa appello perché ci sia «un unico candidato» che riunisca la sinistra antisistema, il partito comunista, «Russia Giusta» (partito parlamentare legato all’Internazionale Socialista” n.d.r.).

«UN’UNICA CANDIDATURA socialdemocratica. Del resto anche il partito comunista è un partito socialdemocratico». Ma è anche necessario che si tratti di un candidato «nuovo, fresco, un giovane». Udalzov, che continua a dichiararsi in prospettiva storica comunista e seguace degli insegnamenti di Marx, ha affermato «di non avere ambizioni personali in questo senso, visto che comunque non potrei candidarmi visto che non ho i diritti civili».
Molte le domande sul suo approccio al movimento di Navalny. Udalzov ha sostenuto che «la nostra intuizione del 2011 di collaborare con liberali come Navalny contro le frodi elettorali fu giusta. Ho opinioni diverse da Navalny su tutto. Ma credo che sulla difesa degli spazi democratici e sui diritti possiamo lavorare insieme».

PER UDALZOV IL COMPITO principale resta quello di costruire una terza forza alternativa sia alla destra di Putin sia ai liberali pro-occidentali. «Io sono per una sinistra patriottica, antiputiniana ma che non vuole svendere il paese al capitalismo occidentale». A questo scopo ha proposto anche grandi manifestazioni della sinistra a Mosca e in tutta la Russia in occasione del centenario della rivoluzione d’Ottobre «perché quegli eventi condussero a grandi avanzamenti per i lavoratori in Russia e nel resto del mondo, e non lo dimentichiamo».

Non si è potuto non parlare dell’annessione della Crimea e della situazione nel Donbass. «Io sono stato favorevole alla unificazione della Crimea alla Russia. Prima di tutto perché è stata una scelta democratica. E dato che io non faccio parte di quella sinistra, che pur c’è stata, che amava il totalitarismo e le repressioni, sono lieto quando il popolo decide democraticamente. Sarebbe assurdo che la sinistra respingesse una decisione democratica solo perché Putin l’ha ratificata».

Sul Donbass invece Udalzov ha precisato: «La popolazione del Donbass che combatte per i suoi diritti è eroica. La sostengo. Di fronte a una aggressione non si può capitolare. Ma Putin ha avuto le sue responsabilità per quanto avvenuto, sostenendo per anni un regime corrotto come quello di Janukovic». E ha quindi concluso: «Il mio sostegno al Donbass non significa che sono per l’aggressione all’Ucraina. Russi e ucraini sono popoli fratelli. Attraverso mille negoziati torneremo a vivere insieme senza guerre. Quando non ci saranno più al potere Putin e Poroshenko, la pace diverrà più facile e possibile».