Il latino maialesco
Everteen "Toby, memorie di un maialino sapiente" di Russell Potter, edito da Einaudi
Everteen "Toby, memorie di un maialino sapiente" di Russell Potter, edito da Einaudi
Può un maiale, pur simpatico e grassoccio, scampare al macello e cominciare a scrivere la sua autobiografia, incantando i suoi lettori con una vita rocambolesca e piena di humor? Sì, se ha avuto la fortuna di incontrare, sulla sua impervia strada esistenziale, amici inaspettati, eroi della parola come William Blake e impresari ruvidi e maliziosi come mister Bisset.
Il maiale sapiente di cui stiamo parlando si chiama Toby, è un giramondo incallito, una star del circo e delle fiere: percorre l’Europa in su e in giù alla fine del Settecento, inciampa nella difficile pronuncia inglese, viene ammesso in prestigiosi college e studia con eminenti professori. Ogni mattina, si ricarica con una colazione di pappa d’avena che gli porta lo stalliere perché a lui fa veramente schifo la brodaglia che gli propinavano nelle porcilaie di un tempo, che poi non erano altro che anticamere della morte annunciata.
Toby, memorie di un maialino sapiente è il godibilissimo libro (per giovani adulti e i loro genitori, soprattutto per i numerosi riferimenti a personaggi celebri, conditi di divertita ironia sullo scambio dei ruoli) scritto da Russell Potter e portato in Italia da Einaudi (con la traduzione di Carla Palmieri, pp. 190, euro 17). Potter vive a Rhode Island, insegna Storia delle Esplorazioni Artiche e, a forza di inseguire le rotte dei navigatori, ha finito per inventarsi questo viaggio iniziatico di un arguto pig che si racconta e auto-rappresenta esattamente come un personaggio delle favole (bestia parlante e quindi dotata di poteri magici: Toby legge nel pensiero delle donne, anche se c’è il trucco), ma allo stesso tempo come un qualsiasi ragazzo (umano) della sua età. È una sorta di romanzo di formazione alla Candide, un racconto filosofico in cui l’amicizia domina ogni altro sentimento e unge i motori della storia. Sarà il ragazzino Sam, infatti, a salvare Toby dallo sgozzamento cui è destinato. Lo farà fuggire e da allora i due saranno inseparabili compari.
In mezzo, sfila l’illustre genealogia del circo, con il grande Astley, l’ufficiale che divenne cavallerizzo acrobatico ad aprire le danze: non lui in persona, ma l’anfiteatro che porta il suo nome. Dalle sue logge, l’impresario Bissett prende signore di mezz’età e le fa accostare al suo maiale, che scandaglia la loro anima. In realtà, Sam con aria truffaldina le spingeva alla chiacchiera, carpendo dettagli e segreti delle loro vite private.
Il problema – che poi è lo stesso in ogni epoca e paese – sono però gli impostori. Toby dovrà presto fare i conti con volgari imitatori della sua grugnitissima sapienza. Dovrà cavarsela, a forza di studi e di elevazione spirituale, tanto da laurearsi cum laude in Arti Liberali. Diventerà coltissimo, maneggerà il latino e i versi e per evitare inganni, scriverà da sé la sua autobiografia.
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