Per la seconda volta nella sua storia il Labour Party ha eletto una donna nel ruolo di segretario generale. Si chiama Jennie Formby, è una sindacalista ed è una stretta alleata, oltre che amica personale, del leader Jeremy Corbyn.

Londinese, 57 anni, sposata e madre di tre figli, Formby è una figura chiave di Unite, il massimo sindacato laburista. È stata nominata dal Nec, l’esecutivo nazionale del partito, del quale ha fatto parte per sette anni. Il Nec è da sempre guidato da un sindacalista, a sottolineare la vocazione unionista del partito (che in questo paese nasce a tutti gli effetti come braccio politico del sindacato).

LA SUA NOMINA, oltre a zittire le speciose voci moderate che travestivano da critica alla scarsa rappresentanza femminile ai vertici del partito la propria avversione per un leader ai loro occhi esponente della cosiddetta hard left, (la sinistra-sinistra, si direbbe infelicemente in Italia) ha un chiaro significato politico. Sancisce un sostanziale passo avanti nella conquista della sala macchine del Labour da parte dell’ex-piccola enclave socialista di cui Corbyn è leader «anti-carismatico», sospinto gioiosamente in cima con uno schiacciante mandato popolare, espresso dalla base alle cosiddette primarie interne, autolesionisticamente introdotte dal suo predecessore, Ed Miliband.

SOPRATTUTTO PERCHÉ Formby – che è anche vicina a John McDonnell, cancelliere ombra dello scacchiere e massima figura di rilievo nel partito immediatamente dopo Corbyn –, oltre a essere legata all’influente leader di Unite e gran manovratore dell’appoggio sindacale allo stesso Corbyn, Len McCluskey, succede a un altro «Mc»: Iain McNicol (la proliferazione dei nomi di origine scozzese nella sinistra socialista del partito è anche un segnale chiaro delle sue origini operaie). Costui aveva dato le dimissioni lo scorso febbraio, dopo aver tenuto l’incarico per sette anni.

L’abbandono di McNicol è stato un grosso passo avanti nella neutralizzazione del muro di gomma con cui finora la recedente fazione moderata che controllava saldamente il partito aveva cercato di osteggiare Jeremy, pericoloso estremista. Era stato proprio McNicol in veste di segretario – la sua elezione risaliva alla leadership di Miliband – a cercare di impedirne la ricandidatura nel 2016, dopo che lo stesso Corbyn, in un plateale colpo di stato interno, era stato fatto oggetto di un voto interno di sfiducia da parte del Plp, la fazione parlamentare del partito.

JENNIE FORMBY sarà al vertice della macchina logistico/amministrativo/mediatica laburista, si occuperà di uno staff di circa quattrocento funzionari. Sarà responsabile delle assunzioni, delle campagne del partito e si occuperà del suo assetto giuridico e costituzionale.
Questo Labour, che si prepara a subentrare ai conservatori dell’annaspante premier Theresa May, è sempre più corbynista. Altre riforme interne, volte a sottrarre ulteriormente le leve di comando alla congrega di Westminster, che le ha sempre monopolizzate, sono imminenti.