Se è piaciuto al «falco» di Bruxelles, forse i lavoratori possono aggiungere qualche elemento di preoccupazione rispetto al Jobs Act. La riforma del governo Renzi «è molto positiva, aiuterà le assunzioni ed è più equa rispetto ai giovani», ha spiegato ieri il vicepresidente della Commissione europea, il finlandese Jyrki Katainen , in visita a Roma. Il super commissario – che controlla parecchie deleghe su economia e lavoro – ha parlato davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato.

Ma non basta, perché tutto il discorso davanti alle commissioni è stato un assist al nostro esecutivo, una sostanziale promozione del lavoro fatto dopo i dubbi da “rigorista” espressi nei mesi scorsi: «Tutte le riforme del governo italiano sono giuste e importanti e aumenteranno la competitività», compresa quella della giustizia.

Katainen è poi passato ad analizzare la situazione economica del vecchio continente, spiegando che In Europa «abbiano tutti disperatamente bisogno di crescita economica. Il motore sono gli investimenti e tutti i paesi soffrono di una carenza di investimenti». Per questo Bruxelles ha deciso, ha spiegato il vicepresidente, di dare «massima priorità» al loro rilancio.

Ecco dunque il piano Juncker (quello da 300 miliardi di euro, una piccola parte dei quali “reali”, usati come “leva finanziaria” per mobilitare il resto, ndr): «Le piccole e medie imprese soffrono per una carenza di liquidità e il fondo farà un prestito a tassi inferiori al mercato, ma non a fondo perduto – ha spiegato Katainen – Vogliamo far partire tutto entro la fine di giugno per offrire liquidità alle Pmi e per progetti infrastrutturali».

I finanziamenti per la crescita, ha aggiunto poi il vicepresidente della Commissione Ue, oltre che alle Pmi, andranno anche a «infrastrutture, reti energetiche, ferrovie, autostrade e centri di ricerca». Il Fondo «dovrà finanziare o cofinanziare progetti», ma partirà con «tranche junior» e poi «il settore privato dovrà finanziare il grosso del progetto». E, assicura, «se ci saranno perdite, il Fondo subirà le prime perdite, il finanziamento pubblico sarà il primo a soffrire, a subire la perdita». Anche questo è «per incoraggiare i privati a investire»: «Ho incontrato investitori di diversi Paesi che mi dicono: “Abbiamo molta liquidità ma non troviamo investimenti sostenibili”. Può sembrare sorprendente ma questo è il feedback che abbiamo».

Parlando con i giornalisti, subito dopo, Katainen ha fatto un’altra importante apertura, piuttosto attesa dal governo (o meglio, una conferma rispetto a quanto circolato già nell’ultimo mese, ma da un pulpito significativo): «È possibile» anche se «bisogna attendere le previsioni» di primavera, che l’Italia possa sfruttare la nuova clausola sulla flessibilità sui conti della Ue, ha spiegato il numero due di Bruxelles. «La Commissione deciderà a marzo sui deficit di Italia, Francia e Belgio. Per ora non ho nuovi dati e mi è impossibile dire di più».

«Su questo principio nella Commissione europea la decisione è stata unanime, anche se ovviamente c’è stato un dibattito con molte domande». E «sì sulla flessibilità è cambiato l’atteggiamento politico» della Ue, ha ammesso Katainen. «L’atteggiamento è cambiato perché i tempi sono mutati: prima dovevamo recuperare la fiducia dei mercati e rafforzare le finanze pubbliche, oggi non c’è più panico e si può iniziare a ripensare il futuro».

Agenda molto zeppa, dopo l’audizione alle camere, quella del vicepresidente Ue: Katainen ha incontrato infatti il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, quello della Giustizia, Andrea Orlando, la titolare dello Sviluppo, Federica Guidi, il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi. Altro faccia a faccia importante, quello con il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini: per concordare per studiare un intervento di Cdp nell’attuazione del Piano Juncker. La settimana prossima nuovo incontro a Bruxelles, anche con le casse “consorelle” di Francia, Germania e Spagna per creare un pool di finanziatori da affiancare alla Bei.