Lo scrosciante suono dell’acqua nella Fontana delle 99 Cannelle accoglie, verso le 16.30 del 4 settembre, gli uomini e le donne del Cammino Solidale che hanno attraversato (partenza il 27/8) i territori terremotati da Camerino a L’Aquila. L’Orchestrino (B.Scardino, G.Benedetti, F.Ceccarini, T.Cattano, D.Paoletti, S.Padovani) nel frattempo si proietta marciando nel rettangolo della fontana e apre – con una musica che viaggia tra Mingus, ska, ottoni e percussioni – l’VIII edizione de “Il jazz italiano per le terre del sisma” (4-5/9). Attorno al monumento è quasi tutto restaurato, con il Museo Nazionale d’Abruzzo che avvolge la rinata chiesa di S.Vito. Molto è cambiato a L’Aquila dal primo festival solidaristico (2015) ma restano in corso d’opera – oltre a tante “ricostruzioni” – il processo di rivitalizzazione del tessuto urbano (e di tutto il “cratere”) e l’apporto che l’arte, in particolare il jazz, sta dando a questa rinascita: un lascito sul territorio importante, non solo una vetrina sonora di due giorni. Come in qualsiasi produzione, vanno indicati gli artefici principali: l’evento è organizzato da Jazz all’Aquila (in funzione di coordinamento) insieme alla Federazione Il Jazz Italiano (con le sue associazioni comprendenti organizzatori, musicisti, didatti, fotografi, club ed etichette discografiche); promosso dal Ministero della Cultura, dal comune de L’Aquila (operazione Restart) e da altri sei comuni, dalla regione Abruzzo; lo sponsor principale è la SIAE, con il contributo di NuovoIMAIE. 

DUECENTO i musicisti coinvolti quest’anno (e si superano i 3.500 per tutte le edizioni), dodici i luoghi aquilani trasformati in memorabili palcoscenici. I tre direttori artistici (cambiano ogni anno) Riccardo Brazzale, Claudio Filippini e Francesco Mariotti hanno dedicato il festival a due “scomodi” personaggi, accomunati dall’anno di nascita (1922): Pier Paolo Pasolini e Charles Mingus. Intellettuali e artisti critici, non pacificati, sgraditi al “sistema”, rigorosi e coerenti, creativi oltre ogni limite e barriera. Hanno ispirato tanti recital tra cui si segnalano il vivido “Le nuvole di Pier Paolo” (ottetto capitanato da Daniele Sepe, con la brava vocalist Emilia Zamuner) e “PPP PIG Band” (Roberto Bonisolo 4tet, splendida voce recitante Anna Zago: versione ridotta di uno spettacolo, qui concentrato in un crudo autoritratto di Pasolini). Il vitalissimo repertorio mingusiano è stato, tra gli altri, rivisitato dal cameristico duo Silvia Bolognesi/Emanuele Parrini, dal fulminante quintetto guidato da Furio Di Castri (“Furious Mingus”), dalla corposa Fonterossa Open Orchestra, diretta in “conduction” dalla Bolognesi, che ha fatto letteralmente rivivere pagine palpitanti da “Epitaph” a “Better Get Hit In Your Soul”. 

Difficile rendere l’idea di quella che è stata definita “la manifestazione più rappresentativa e importante del jazz italiano”. Lungo l’asse del centrale corso V.Emanuele – tra l’auditorium di R.Piano, nei pressi del Castello, e la Casa dello Studente come punti estremi – si collocano dodici  palcoscenici immersi nel tessuto vivo della città, attivi dalle 16 con set di circa un’ora che si alternano. Epicentro del festival, a partire dalle 18 con Alessandra Cafiero in veste di presentatrice,  il grande palco in piazza del Duomo  dove hanno suonato, oltre a gruppi già citati, la Big Band del Conservatorio “A.Casella”, Enrico Rava con Anais Drago, gli Odwalla di Massimo Barbiero tra percussione e danza, gli inarrestabili Funk Off, Nico Gori “Around Clarinet”, la cantante Carolina Bubbico, Franco D’Andrea nel suo “meeting” con Dj Rocca che ha concluso la manifestazione domenica notte. 

EPPURE il bello sono i percorsi intermedi, le scoperte improvvise, i concerti che ti illuminano: il talento del giovane sassofonista Antonio Ottaviano; la forza esplosiva e sciamanica del Dinamitri Jazz Folklore (con il leader Dimitri Grechi Espinoza – protagonista di un toccante solo alla Casa dello Studente – e l’incredibile voce di Piero Gesuè); il concerto finale dei laboratori per giovani studenti delle medie e del liceo musicale (tenuti da S.Baroni, P.Innarella, U.Viola, Alien Dee) organizzati e coordinati da Il Jazz Va A Scuola; l’originale trio guidato dalla cantante Valentina Fin come il trasgressivo Sudoku Killer condotto da Caterina Palazzi; le performance multimediali con pianisti e fotografi (Guido Coraddu e Paolo Soriani; Andrea Goretti e Domenico Santonocito). 

Sul territorio resta il progetto destinato ai giovani (studenti di sei Istituti Comprensivi e del Liceo Musicale; capofila IJVAS, in collaborazione con il conservatorio aquilano) “L’Orchestra che vorrei”, ispirato da Ada Montellanico (presidente Federazione Nazionale Il Jazz Italiano) sul modello del “sistema Abreu”, con direttore artistico Pasquale Innarella. Per la memoria e la storia (passato, presente e futuro) i dieci premi (speciali, alla carriera, Festival Italiano, Nuove Direzioni, Gender Balance, Giovani Visionari) assegnati in p.zza Duomo o su altri palchi a Franco D’Andrea, Rosetta Jazz Club (Matera), Pino Ninfa, Giovanni Bonandrini, Zoe Pia, Festival Iseo Jazz, Fausto Savatteri, Paolo Damiani, Giovanni Iacovella, e al compianto ftografo Roberto Masotti. Incamerato un successo di pubblico superiore alle aspettative, i tre nuovi direttori lavorano già per l’edizione 2023.