Il 21 febbraio potrebbe diventare una data importante per il jazz italiano, uno spartiacque nella creativa quanto tormentata vicenda di una musica che produce talenti ma ha vissuto in una cronica – almeno sinora – debolezza strutturale. Ieri – nella sede del MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) – è stato firmato un «protocollo d’intesa a favore della promozione della cultura jazzistica». Da un lato il Ministro Dario Franceschini che nel tempo si è impegnato in iniziative a favore della musica afroamericana, dal fondo «dedicato» di 500.000 euro al portale del jazz italiano. Dall’altro lato Paolo Fresu che è il presidente della neonata Federazione Nazionale Il Jazz Italiano IJI: il trombettista-compositore si è adoperato negli ultimi anni in favore della crescita di rappresentatività, anche nei confronti delle istituzioni, dei jazzisti italiani. Il suo carisma di musicista e la sua statura di artista hanno fatto da volano per un’azione collettiva che ha visto il momento culminante nella costituzione della Federazione Nazionale Il Jazz Italiano, nata il 13 febbraio scorso. Ne fanno parte le associazioni I-Jazz (festival di jazz italiani) presieduta da Gianni Pini, MIdJ (musicisti italiani di jazz) guidata da Ada Montellanico, ADEIDJ (etichette indipendenti di jazz) con a capo Marco Valente e Italia Jazz Club (jazz club italiani) presieduta da Giovanni Sarrazzanetti. Non era mai accaduto che musicisti ed operatori si riunissero costituendo un ampio fronte comune.

Il «protocollo d’intesa» ha una duplice valenza: è il definitivo riconoscimento istituzionale del jazz italiano come risorsa culturale strategica, capace di generare arte e di produrre economia reale (lo si legge nella premessa); apre per questo settore un campo di collaborazioni che possono coinvolgere altri ministeri e dare respiro ad iniziative di promozione e conoscenza del jazz in Italia e all’estero (già sperimentato con una serie di residenze di jazzisti presso ambasciate ed istituti italiani di cultura). In particolare sono dieci gli obiettivi fissati nel protocollo. Vediamo quali.

1.«Incentivare e tutelare il valore culturale, educativo, sociale e formativo della pratica jazzistica quale patrimonio comune (…)». 2.«Dare continuità al Bando annuale per la promozione della Musica jazz» ampliandone le risorse. 3«Istituire una Giornata Nazionale del Jazz italiano» coinvolgendo territori e musicisti in tutte le aree geografiche. 4.«Promuovere (…) progetti di sistema in cui le attività jazzistiche possano dialogare con il settore del turismo e dell’ambiente», con l’artigianato ed il campo enogastronomico.
5.Promuovere una «intesa con il MIUR per la diffusione e la valorizzazione della musica jazz nelle scuole di ogni livello a partire dalla prima infanzia». 6.Promuovere «progetti atti a favorire attività in zone periferiche e disagiate». 7.Promuovere le residenze d’artista cui prima si accennava. 8. Incentivare la semplificazione amministrativa per la musica dal vivo, anche con riferimento a forme di defiscalizzazione. 9.«Promuovere una intesa con la RAI finalizzata a garantire un’adeguata attenzione alla musica jazz» in radio e tv. 10.«Promuovere un Premio del Jazz Italiano».

Su queste linee c’è da lavorare per decenni e sono importanti indicazioni per il governo che verrà. In ogni caso la Federazione Nazionale Il Jazz Italiano, in tutte le sue componenti, saprà e dovrà farsi valere perché le parole divengano fatti.