Il governo abrogherà i voucher. La notizia è arrivata ieri pomeriggio dalla relatrice del testo in Commissione Lavoro della Camera, Patrizia Maestri (Pd), ed è stata poi confermata dal capogruppo Pd Ettore Rosato. Dopo l’ok a un apposito emendamento in Commissione, approvato in serata, già oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe far sua la proposta, trasformandola in un decreto. Che ovviamente dovrà poi essere convertito: perché solo una legge approvata dal Parlamento potrà annullare il referendum del 28 maggio, previo parere favorevole (raccolto dalla Cassazione) da parte dei proponenti. Cioè: della Cgil. Che a questo punto vincerebbe su tutti i fronti (è stato annunciato anche un intervento sugli appalti). L’ex premier Matteo Renzi avrebbe insomma deciso di tagliare la testa al toro, ed evitare di dover affrontare due mesi e mezzo di campagna contro il suo Jobs Act e una nuova sconfitta alle urne, dopo quella del 4 dicembre.

CONTRARIO SOLO un pezzo di maggioranza, l’Ncd di Maurizio Lupi e Maurizio Sacconi, che però non dovrebbe riuscire a porre ostacoli insormontabili. Tutta la sinistra, da Mdp a Si, è ovviamente favorevole alla soluzione che soddisfa la Cgil, e anzi a questo punto chiede di «rilanciare, costruendo nuove tutele per il lavoro».

Contrarie tutte le associazioni di impresa, da Confindustria a Coldiretti, da Confcommercio a Confagricoltura, fino agli artigiani. Sostengono che la cancellazione dei voucher «lascerà un vuoto e alimenterà il nero», e chiedono quindi nuovi strumenti per regolare il lavoro occasionale.

«OGGI VOTEREMO per l’abrogazione totale dei voucher», spiegava la relatrice Maestri prima di entrare in Commissione. «Va bene, è un risultato inatteso ma positivo, speriamo però che il governo non li faccia poi rientrare sotto altre forme», ha proseguito, riferendosi evidentemente alle ipotesi “compensative” che potrebbero configurarsi più avanti (le proposte nei giorni scorsi sono state tante, tra cui il rafforzamento del lavoro a chiamata).

Maestri ha poi aggiunto che «ci sarà un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2017 per permettere di utilizzare i voucher a chi li ha già acquistati». E Rosato ha confermato che c’è già l’idea di introdurre un nuovo strumento: «La scelta del Pd – ha spiegato – è stata di lavorare per superare il referendum con norme radicali con un breve periodo di transizione. In questo lasso di tempo lavoriamo per nuove norme che mettano uno strumento a disposizione delle famiglie per pagare ciò che oggi si paga con i voucher e delle imprese per accedere in modo più semplice al mercato del lavoro».

L’EMENDAMENTO ha agito in maniera chirurgica sul capitolo VI del Jobs Act (decreto legislativo 81 del 2015 – norme sul lavoro accessorio), cancellando i tre articoli su cui interveniva lo stesso quesito della Cgil: il 48 su «definizione e campo di applicazione»; il 49 su «disciplina del lavoro accessorio» e il 50 su «coordinamento informativo a fini previdenziali». Il decreto dovrebbe quindi, dando inizio al periodo transitorio, disporre lo stop immediato alla vendita di nuovi tagliandi.

Un altro decreto dovrebbe contenere infine le norme che ristabiliscono la responsabilità in solido tra committente e appaltatore/subappaltatore relativamente a quanto di spettanza ai lavoratori degli appalti: in questo modo si risponderebbe anche al secondo quesito, annullando del tutto il referendum del 28 maggio.

CHIARAMENTE si dovrà toccare con mano il decreto (o i due decreti), e poi sarà necessaria la traduzione in legge, come ha ricordato ieri la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso: se l’intervento dell’esecutivo, ha commentato, «dovesse corrispondere» al quesito referendario «lo considereremmo uno straordinario risultato ma, come noto, deve essere una legge». Quindi il sindacato «non abbassa la guardia» e «la campagna va avanti», senza dimenticare «il quesito sugli appalti, altrettanto importante».

Quindi il percorso di risposta al referendum è appena iniziato. L’8 aprile è fissata la manifestazione del sindacato in Piazza del Popolo: «Non si parlerà solo di voucher e appalti – ha spiegato il leader Fiom Maurizio Landini – C’è una proposta più generale che la Cgil fa al Paese: la Carta dei diritti universali del lavoro, investimenti e il sostegno a chi ha meno».

«La linea passata sui voucher è molto deludente – commenta il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – per quanto ci riguarda anche come scelta della politica. Se proprio si poteva fare, si doveva votare al referendum». E concetti simili hanno espresso anche le altre associazioni di impresa.

PER IL MOVIMENTO 5 STELLE «il governo è allo sbando ed è terrorizzato dal voto». Il movimento guidato da Grillo avrebbe preferito «una regolamentazione rispetto alla eliminazione totale».

Il segretario Fillea Cgil Alessandro Genovesi sollecita «una soluzione anche per ristabilire la solidarietà negli appalti, fondamentale per l’edilizia».