Il governo tunisino sugli assalitori: «Addestrati a Derna»
Due giorni dopo Nella capitale il giorno della festa dell'Indipendenza ha un sapore amaro. La risposta di Avenue Bourghiba: «Il terrorismo non è né musulmano né tunisino»
Due giorni dopo Nella capitale il giorno della festa dell'Indipendenza ha un sapore amaro. La risposta di Avenue Bourghiba: «Il terrorismo non è né musulmano né tunisino»
Jabeur, Saber o Hatem Khachnaoui? Scricchiola un po’ anche una delle poche certezze sulla strage al museo Bardo di Tunisi che ha provocato 23 morti e 47 feriti, ovvero l’identità dei due assalitori uccisi nel blitz delle forze di sicurezza mercoledì scorso. Il più anziano dei due è stato indicato inizialmente come Hatem dal primo ministro Habib Essid, è diventato Saber nel comunicato del ministero degli Interni e infine è stato battezzato Jabeur da altre fonti.
Su una cosa il governo tunisino dice ora di non avere dubbi: lui e il suo complice, avrebbero ricevuto l’addestramento militare in Libia. A sostenerlo è Rafik Chelly, segretario di stato tunisino con delega alla sicurezza, secondo il quale i due sono entrati clandestinamente in Libia lo scorso dicembre per raggiungere un campo di addestramento nella zona di Derna ed erano considerati dalla polizia tunisina membri di una cellula dormiente. Chelly parla di «elementi estremisti salafiti-takfiri» e il riferimento è al gruppo al-Takfir wa l-Hijra, nato negli anni ’70 da una costola dissidente dei Fratelli musulmani in Egitto, un movimento armato che oggi vanta adepti in tutto il Maghreb. Ultraradicali, formalmente alleati di al Qaeda (ma c’è chi a un certo punto ha persino pianificato di uccidere Bin Laden, considerato troppo moderato), vengono indicati dietro agli attentati di Madrid del marzo 2004.
Ma l’andirivieni di jihadisti tunisini o aspiranti tali con la Libia, prima che con la Siria, non è certo una novità. L’esodo verso il paese confinante è diventato per molti di loro una necessità da quando, alla metà del 2013, le autorità tunisine hanno messo fuori legge l’organizzazione salafita-takfira Ansar al Sharia e la brigata Okba Ibn Nafaa, attiva soprattutto sui monti Châambi. Gruppi da sempre organici ad al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi), che recentemente sembrano essersi avvicinati piuttosto allo Stato islamico, sempre più attivo sul fronte libico.
L’identità in parte incerta di Khachnaoui ha comunque provocato più di un corto circuito. Secondo il sito Tunisie Secret l’uomo sarebbe nientemeno che un militante di Ennahdha, il partito islamista «moderato» che appoggia il governo attuale e mercoledì sera è sceso in piazza per condannare la strage. Lo proverebbe una foto che ritrae l’uomo insieme al leader islamista Abdelfattah Mourou. Che smentisce energicamente, sostenendo che la foto è stata scattata in Arabia Saudita e che il Kachnaoui ritratto accanto a lui non ha nulla a che vedere con il terrorista in azione al Bardo.
A Tunisi anche ieri non sono mancate manifestazioni contro il terrore jihadista, comprese quelle previste per il 59mo anniversario dell’Indipendenza dalla Francia. Sugli striscioni del corteo che in mattinata ha percorso Avenue Bourghiba si poteva leggere: «Il terrorismo non è musulmano né tunisino» e «la Tunisia non è finita».
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