Non piace a tanti l’articolo del ddl sulla giustizia penale che delega il governo a riformare le norme sulle intercettazioni. Approvato a Montecitorio con i voti di Pd e Ncd, il provvedimento viene bocciato da Ms5 e Sel, dalla Federazione nazionale della stampa e anche dall’Unione delle camere penali. A tutti risponde il guardasigilli Andrea Orlando, che prova a gettare acqua sul fuoco: “Non c’è nessun mandato e non abbiamo chiesto nessun mandato al parlamento per limitare le intercettazioni come strumento di indagine. Lo strumento è fondamentale nella lotta ai gravi fenomeni di carattere criminale, non se ne può fare a meno”.
A detta dell’esecutivo, la delega permetterà di affrontare il tema delle intercettazioni in un “tavolo tecnico” di esperti: “Ne faranno parte tutti gli operatori che più direttamente utilizzano questi strumenti – precisa Orlando – e chiarirà le intenzioni del governo, facendo giustizia delle molte illazioni circolate in questi giorni. L’obiettivo è quello di tutelare le persone non coinvolte nei procedimenti, e impedire la diffusione di informazioni che non abbiano rilevanza penale con tutti gli accorgimenti tecnici necessari”.
Intanto rischia di scomparire la progettata udienza filtro per la selezione di quelle intercettazioni rilevanti ai fini della custodia cautelare. Al suo posto si parla di “selezione del materiale intercettativo nel rispetto del contraddittorio tra le parti, e fatte salve le esigenze di indagine”. Questo provoca la protesta degli avvocati penalisti: “Si priva la difesa di ogni contraddittorio sulle scelte in merito allo stralcio di conversazioni captate irritualmente e inutilizzabili, o comunque non rilevanti ai fini del procedimento penale, per preservarle dalla diffusione lesiva della privatezza, dell’onore e della reputazione delle persone intercettate”.
Anche la Fnsi non è soddisfatta dello stato dell’arte: “Nel prendere atto della volontà di non limitare la libertà di stampa e il diritto di cronaca, annunciata dall’onorevole Walter Verini – osserva il segretario generale Raffaele Lorusso – è auspicabile che vengano adottati atti consequenziali. Non si tratta di invocare l’impunità e neanche di giustificare eventuali abusi, ma di prendere atto che la rilevanza pubblica di una notizia prescinde dalla rilevanza penale della stessa. La condivisibile esigenza di tutelare la riservatezza delle persone non può giustificare alcuna forma di bavaglio, ma deve tenere conto del fatto che chi riveste una carica pubblica deve accettarne onori e oneri, a cominciare da una privacy attenuata rispetto a quella dei cittadini comuni”.
A Lorusso risponde lo stesso Verini: “Un mio ordine del giorno impegna il governo, nell’ambito nell’esercizio della delega in materia di intercettazioni, a coinvolgere, oltre agli organismi rappresentativi dell’ordinamento giudiziario, anche quelli del mondo dell’informazione interessati dalle nuove norme come, ad esempio, il consiglio dell’Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa”. Il capogruppo Pd in commissione giustizia è anche l’autore dell’emendamento ribattezzato “salva Iene”: non riguarderà chi esercita il diritto di cronaca il nuovo delitto che colpisce chi diffonde conversazioni captate fraudolentemente per recare danno alla reputazione. Salve quindi le registrazioni con telecamera nascosta, sie esercitando il diritto di cronaca che per la difesa nel processo. In questo caso hanno votato a favore Pd, Ncd e Fi, mentre M5s e Sel si sono astenuti.