Alla vigilia del consiglio dei ministri di questa mattina che varerà il primo decreto per l’alluvione in Emilia Romagna, di certezze ce ne sono poche. Soprattutto su come il governo reperirà le ingente risorse necessarie per far fronte alla devastazione di un territorio altamente produttivo: circa 100 i comuni coinvolti da alluvioni e frane, 5mila tra aziende agricole e allevamenti distrutti, oltre 600 milioni di danni alle infrastrutture. Su un totale di danni che supera i 5 miliardi, oggi il governo dovrebbe partorire 100 milioni, da utilizzare soprattutto per i soccorsi e per esentare cittadini e aziende dal pagamento delle imposte e dei mutui.

Il governatore Bonaccini preme per ottenere rimborsi al 100% per i danni, ma i soldi scarseggiano. La premier Meloni punta sul Fondo europeo di solidarietà per le emergenze, che potrebbe fornire 300 milioni, ma si tratta solo di una stima che si basa su quanto l’Ue ha sborsato per il terremoto del 2012. «L’utilizzo del fondo Ue deve essere il massimo che ci è consentito dalle norme europee sugli aiuti di Stato», ha detto ieri il ministro delle Attività produttive Adolfo Urso.

Mentre il vice dell’Economia Maurizio Leo annuncia che l’esecutivo sta pensando a risorse provenienti da lotterie aggiuntive e dal ricavato delle aste di auto sequestrate alla criminalità organizzata. «Tutto ciò che riguarda versamenti e adempimenti che dovevano essere effettuati dal 1 maggio verranno sospesi e rinviati e lo stesso si farà per le ritenute alla fonte», dice Leo. Fino a ottobre-novembre, queste le indicazioni. Sospesi i termini anche «per gli adempimenti connessi al contenzioso civile, penale e amministrativo».

Secondo fonti di governo, oggi non dovrebbe arrivare la nomina del commissario per l’alluvione, ruolo per il quale era circolato insistentemente il nome di Bonaccini. Il governatore oggi sarà a palazzo Chigi con le stime più aggiornate sui danni.

Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, spiega: «Abbiamo chilometri di strade provinciali distrutte; frane, smottamenti, fiumi di fango, hanno completamente cancellato interi tratti, isolando comunità e territori. Sono danni per oltre 1 miliardo». Bonaccini vorrebbe riconvertire la struttura ad hoc che si è occupata della ricostruzione post terremoto del 2012 per l’alluvione. Ma ancora non ha ricevuto risposte dal governo.

Il calcolo dei danni è complesso: ci saranno oltre 10 milioni di alberi da frutto da ripiantare, e un lavoro immane sulla viabilità dell’appennino. «Qui non ci sono da sistemare i versanti, in alcuni luoghi i versanti non esistono proprio più, c’è un’altra morfologia, alcune strade dovranno essere riprogettate», spiega la vicepresidente della Regione Irene Priolo.

Inevitabile il ricorso agli ammortizzatori sociali per decine di migliaia di lavoratori. Nelle aree colpite dall’alluvione sono a rischio almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione. «Richiedere la cassa integrazione deve essere inteso come un dovere morale delle imprese», dice la Fiom dell’Emilia-Romagna.

A palazzo Chigi si ragiona sulll’ipotesi di riattivare una struttura di missione per il dissesto idrogeologico sulla falsariga di quella varata nel 2014 da Renzi e poi chiusa da Conte. Un’ipotesi molto allettante per il leader di Iv, che si dice pronto a votare in Parlamento il decreto per l’alluvione. «Di solito questi decreti vengono votati anche dalle opposizioni, mi stupirei se avvenisse il contrario».