Il braccio di ferro per la nomina del nuovo capo della polizia si è concluso con la decisione del consiglio dei ministri, su proposta del titolare degli Interni Alfano, di designare il prefetto Alessandro Pansa. Per oltre due mesi si è consumato lo scontro tra Pdl e Pd sul successore di Antonio Manganelli, morto il 20 marzo scorso: da un lato il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, sponsorizzato da Berlusconi; dall’altro il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, sostenuto da Enrico Letta. I sindacati di polizia spingevano per la promozione di Alessandro Marangoni, che resta vicecapo vicario.

Di fronte allo stallo, l’intervento del presidente Giorgio Napolitano ha aperto la strada alla soluzione di ieri. Pansa ha messo tutti d’accordo: in continuità con il suo predecessore – entrambi vice capo allo Sco diretto da Gianni De Gennaro – viene dalle forze dell’ordine ma è stato anche prefetto, insomma una figura cerniera utile in epoca di larghe intese. «Puntiamo – ha dichiarato subito dopo la nomina – a migliorare la percezione di sicurezza dei cittadini in modo che ognuno possa vivere libero dalla paura».

Campano di Eboli, 62 anni, laureato in giurisprudenza, ha cominciato in Calabria la sua carriera in polizia occupandosi di contrasto alla criminalità organizzata e terrorismo. A Roma dal 1982, ha lavorato prima alla squadra narcotici della questura, quindi al centro interprovinciale Criminalpol Lazio-Umbria. Ha contribuito alla costituzione del Servizio centrale operativo, la struttura investigativa di vertice della polizia, divenendone il direttore nel 1996. Ha condotto indagini contro la mafia, collaborando anche con Giovanni Falcone, nel suo curriculum la cattura di Nitto Santapaola. Nel 2000 è nominato prefetto con l’incarico di direttore centrale per la polizia stradale, ferroviaria, postale, di frontiera e dell’immigrazione. Nel 2005 è direttore centrale della polizia criminale: dirige la Criminalpol, coordina la Direzione investigativa antimafia e l’antidroga, responsabile per le strategie di contrasto al traffico di migranti. Dal 2010 è capo dipartimento per gli affari interni e territoriali.
Un curriculum di successi, con un’ombra. Il 4 gennaio 2007 è nominato prefetto di Napoli: dal 6 luglio al 31 dicembre dello stesso anno è commissario di governo per l’emergenza rifiuti in Campania, il 31 maggio 2008 diventa commissario delegato per l’emergenza nomadi in regione. Siamo nel pieno della crisi rifiuti, uno dei cavalli di battaglia che faranno fare il pieno di voti al Pdl in Campania alle politiche. I commissari all’emergenza prima della sua nomina sono l’allora governatore Antonio Bassolino, il prefetto Corrado Catenacci, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso.

Tutti, Pansa incluso, finiranno indagati nell’inchiesta Rompiballe sull’incredibile giro di affari che dal ’94 ha ingoiato milioni senza mai approdare a un ciclo di smaltimento. L’allora procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, impose lo stralcio degli atti che riguardavano Catenacci, Bertolaso e Pansa per trasmetterli al tribunale di Roma che decise poi per l’archiviazione. L’atto provocò la rottura con i due pm titolari dell’inchiesta, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, che avevano chiesto il rinvio a giudizio per i tre imputati. La frattura non si ricompose: una parte dei pm che si erano occupati di rifiuti preferirono cambiare ambito di indagine o procura.