Dopo venti tentativi, il Senato ha trovato il modo per mettere la camicia di forza alla lotta contro l’abusivismo. E lo fa in nome di una nuova assonanza tra centro destra e centro sinistra, in cui il Pd vota a favore di un disegno di legge di Forza Italia. Il DdL Falanga approvato mercoledì ha il sapore della beffa. Mentre il bisogno vero del paese è liberare il territorio dall’abusivismo e dall’illegalità, sotto le mentite spoglie di voler mettere ordine ed equilibrio sociale e sanare la piaga dell’abusivismo, il Senato lega le mani alle procure, le uniche fino ad oggi attive sul fronte delle demolizioni (tranne rari casi, il più famoso l’abbattimento di Punta Perotti a Bari).

Non c’è bisogno di essere esperti di meccanismi giuridici per capire che stabilire una scala obbligata di priorità nazionali a cui le procure si debbono attenere, significa ingabbiare la loro azione, perché richiede studi suppletivi per incasellare ogni edificio abusivo in una categoria ed espone ogni classificazione a ricorsi infiniti, con prevedibili interventi sospensivi dei Tar. Gli abusivi possono dormire sonni tranquilli per qualche quinquennio!

Così è, con buona pace della senatore Capacchione, che si permette di bacchettarci, perché non abbiamo capito nulla, e degli altri 188 senatori, che hanno votato sì. E non possono neanche far finta di non sapere, perché Legambiente aveva avuto modo di informare tutti. Per limitare i danni sarebbe bastato, come proponeva un emendamento della senatrice De Petris, di Sel, inserire che i criteri di priorità fossero opzionali. Ma questo avrebbe fatto saltare i giochi dei senatori campani, compatti nella volontà di garantire lunga vita all’abusivismo regionale. Nelle pieghe dei criteri di priorità si nascondono altre assurdità, ad esempio dovrebbero essere abbattuti prima gli edifici costruiti male (chi lo certifica?), primo criterio, piuttosto che quelli in aree di frana (quinto posto tra i criteri di priorità). E qualcuno verserà lacrime di coccodrillo, alla prossima alluvione e frana, sulle vittime di crolli perché «lì quella casa e quella villetta non ci dovevano essere».

Non si demolirà più nulla nemmeno in Sicilia, in Puglia, in Calabria, nel Lazio: tutti si giocheranno la carta dell’abusivismo di necessità, che ora grazie al Senato è diventato un istituto giuridico. Non a caso nella versione finale si affida un flebile margine di discrezionalità alle procure, si mantiene rigidamente il principio che le procure potranno trattare gli abusi di necessità solo per ultimi, dopo aver liberato il paese da tutte le altre tipologie. Una barzelletta!

L’abusivismo di necessità non esiste più, ad Agrigento gli abusivi sono notai e farmacisti, ad Ischia i proprietari di ville.

Cari senatori, vi proponiamo una sfida: blocchiamo solo le demolizioni di chi abita in case abusive ed è in attesa dell’assegnazione della casa popolare (a buon titolo perché iscritto negli elenchi).

A completare la débâcle del 22 gennaio, che davvero merita di essere riconosciuta come Giornata Nazionale del Condono e dell’Abuso, è passato alla Camera un altro comma, dentro il DdL su Banca d’Italia e Imu, che riapre i termini del condono craxiano del 1985 per gli edifici pubblici, ove venissero acquistati.

Un solo commento: nun ce se crede!!! Solo l’accento romanesco può rendere l’assurdo di questa classe dirigente che tratta la legalità ed il rispetto delle leggi come un optional, una variabile indipendente, una coperta di Linus da tirarsi dove si vuole.

Se questo è il clima, siamo preoccupati per l’iter parlamentare del DdL sui reati ambientali che ha finalmente visto la luce. Questo sì un atto di civiltà, in un paese che vede più di 30.000 reati ambientali ogni anno perseguibili solo con misure contravvenzionali ed un’ecomafia con un giro d’affari di poco inferiore ai 20 mld annui.

Il 22 gennaio si è aperto un nuovo fronte di lotta civile per la legalità. Dobbiamo costruire in queste settimane un movimento di pressione che obblighi la Camera a rigettare la legge per gli abusivi (ex Falanga), e ad accelerare l’approvazione del DdL sui reati ambientali. Su questo movimenti di lotta, sindacati, organizzazioni sociali e civili, tutti noi dobbiamo mobilitarci.

* Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente