Dopo avere ritrovato gli amici che avevano già intrapreso il viaggio Enzo si starà facendo davvero un sacco di risate, come ha già detto Celentano. Tanto per cominciare perché è riuscito a riappropriarsi di un marchio. Digitando Sant’Ambroeus in rete esce subito l’omonima pasticceria di lusso, lui gattulliano da sempre (Gattullo è la pasticceria di Porta Lodovica) ha riportato a casa Sant’Ambroeus. Sant’Ambrogio, patrono di Milano almeno per oggi è una basilica e non un brand. Già questo deve averlo divertito, poi lui in parte alcune cose le aveva già cantate. Infatti don Roberto Davanzo della Caritas Ambrosiana, che ha celebrato il rito funebre, ha esordito proprio citandolo «si potrebbe andare tutti al tuo funerale, per vedere se la gente poi piange davvero» poi ha aggiunto «ora te le possiamo garantire, perché la gente ti vuole bene. Hai dato voce a quelli che la voce non ce l’hanno, gli anonimi, gli sconfitti della storia».

Non si è limitato a questo nella sua breve omelia. Quasi cinquanta anni fa, insieme a Dario Fo, Enzo aveva scritto una delle sue canzoni più famose El portava i scarp del tennis. Ora digitando scarpe da tennis escono un’infinità di marche, tutti indossiamo scarpe sportive. Allora quella era l’ultima risorsa dei poveracci, di chi non poteva concedersi altro. Per questo una ventina d’anni fa quando si decise di realizzare una rivista, anzi, la rivista dei senzatetto, venne ripresa quella canzone e il giornale si chiamò Scarp de’tenis. Perché poi molti non ricordano che la storia finisce male «L’an truva’ sota a un muc de carton/l’an guarda’ che ’l pareva nisun/l’an tuca che ’l pareva che’l durmiva/lasa sta che l’e’ roba de barbon (l’anno trovato sotto un mucchio di cartone, l’hanno guardato e sembrava nessuno, l’hanno toccato sembrava dormisse, lascia stare che è roba di barboni». Ora quel titolo in milanese è stato adottato anche nelle edizioni che Caritas pubblica in 13 città.
Nelle cerimonie c’è l’ufficialità: il gonfalone della regione Lombardia, accanto a quello della provincia e del comune di Milano e poi quello del Milan. E quando la banda dei fiati ha suonato Vincenzina, pareva di sentire «zero e zero anche ieri ‘sto Milan qui, ‘sto Rivera che ormai non mi segna più». I musicisti soffiavano negli strumenti e piangevano. E ancora nel foglietto distribuito per seguire la funzione erano citate altre canzoni di Enzo. E questo mai ce lo saremmo aspettato, che la poesia del dottor Jannacci potesse comparire ufficialmente come Preghiera dei fedeli…

Purtroppo, o meno male, c’era troppa gente lì davanti, un po’ come cantato in prete Liprando «io non ho visto niente, son venuto da Como per niente». Per molti è stato così, non sono riusciti a vedere gli amici famosi e quelli randa, quelli che erano lì per vedere e quelli, pochi, che erano lì per farsi vedere.
Ma lo spirito di Enzo ha colpito ancora. E tutto nell’arco di un paio di minuti. Defluendo dal piazzale della Basilica una suora in auto che inveisce contro i molti pedoni che le hanno fatto perdere un semaforo. Poi, dopo avere attraversato via San Vittore, un altro signore, che si dichiara terrone, ma da 50 anni a Milano, non lo dice pubblicamente, ma alla signora che è accanto a lui, chiedendo se si senta ancora l’accento, intona O mama mia, seguita da O mia bela madonina. E siamo già perfettamente in clima, sembra di vivere in un suo lonplei (digitare lonplei, esce comunque long playing). Al rientro dalla cerimonia, sulla filovia (così l’avrebbe voluta chiamare lui, come da dialogo col figlio Paolo nel libro Aspettando al semaforo) numero 94, circonvallazione interna, per intenderci quella della cerchia dei Navigli, sale una signora. Subito le squilla il telefono «meh, è scoppiata la primavera», l’accento è esplicitamente di origine pugliese, stesse origini di Jannacci quindi. E la signora prosegue «sono stata al funerale di Jannacci… sì da sola… c’era Enzo Arbore, quelli di Zelin, quelli della tv, i comici è stato bellissimo, ho stretto la mano alla moglie, le ho fatto le condoglianze e anche al figlio, un figlio bravissimo, è stato lì e dava la mano a tutti…». E un giorno sentiremo anche noi le nuove divertite canzoni di Enzo sul funerale di ieri.