Il verbo inglese to play in italiano significa suonare, ma anche giocare. Forse in virtù della giovanissima età, pare che i Mood se ne ricordino meglio di molti altri. Il loro math rock strumentale, ispirato a band culto come Battles e Don Caballero, suona vivace, coloratissimo, ricco di variazioni e cambi di tempo. Brani come Zucchero di canna o Banjingo (il primo singolo) esprimono tutta la freschezza di due ventenni che si divertono per davvero a fare musica. È evidente la maturazione rispetto all’omonimo (e già notevole) esordio Mood del 2015. La vera  forza dei giovanissimi musicisti emiliani è quella di essere solo in due: Daniele Maini (alla batteria) e Francesco Molinari con chitarre, effetti, loop station, condensano nelle nove tracce moltissime idee e spunti, senza mai perdere compattezza ed efficacia. Anzi: l’approccio è molto diretto, tanto che il duo in concerto ama scendere dal palco e interagire con il pubblico. La libertà con cui suonano i Mood è qualcosa di cui si sente sempre più il bisogno nell’asfittico mondo della musica alternativa italiana.