«Per noi studiare è sempre stato forzare i media che utilizziamo: generare cortocircuiti espressivi in grado di provocare uno straniamento della percezione». Così il collettivo di filmmaker canecapovolto si raccontava in un’intervista di Vito Campanelli contenuta nel box di dvd che racchiudeva i primi dieci anni del gruppo, chiamato Il futuro è obsoleto. Di anni ne sono poi passati altri venti e stanotte, sotto quello stesso titolo, Fuori Orario festeggerà su Rai3, dall’1 e 40 alle 6 del mattino (e poi per due settimane su Raiplay) l’attività della «confraternita» di Catania, formata da Alessandro Aiello, Enrico Aresu e Alessandro De Filippo. Un percorso che ha avuto più fasi, legate anche ai formati utilizzati – dal Super8 all’Hi8 al video – ma con alcune caratteristiche fondanti. La predilezione per il found footage e per un cinema lo-fi, l’attrazione per i meccanismi propagandistici – estremizzati e dunque «denudati» -, una riflessione teorica in fieri sui meccanismi della percezione e un approccio marcatamente politico che, al di là dei contenuti, investe le modalità do it yourself di produzione e distribuzione.

«NIENTE È VERO, tutto è permesso», questa antica massima che Nietzsche fece sua fungerà da titolo per la conversazione tra canecapovolto e Fulvio Baglivi, da cui prenderà il via la notte. E sembra centrare il punto per una ricerca che decostruisce costruendo, che lascia allo spettatore la libertà di intuire un senso tra gli accostamenti, dove ben prima della coniazione dell’espressione «fake news» l’immagine mediatica veniva «sezionata», smembrata, rivoltata e forse riportata a un senso più autentico nella sua finzionalità.
Scriveva Adriano Aprà sempre nel libretto di Il futuro è obsoleto, rispetto all’atteggiamento da preferire di fronte agli oggetti video di canecapovolto: «Guai andarne a caccia: rischiamo di perderci. Meglio abbandonarsi al flusso delle sensazioni, e ritrovarsi con un magma primordiale negli occhi e nelle orecchie che è come il residuo di una catastrofe ecologica, dove ciò che è rimasto, impastato, è la sintesi deformata di ciò che ci circonda quotidianamente e a cui non facciamo più caso, ma che influenza la nostra psiche».

NONOSTANTE i tanti cambiamenti avvenuti rispetto ai ’90 – dove il mediattivismo era una realtà certo più forte, poi inglobata e depotenziata dai social network – canecapovolto non si è fermato. Ha anzi approfondito alcune linee di ricerca, come quella relativa al suono e alla musica, e ha fondato una scuola chiamata FuoriNorma per la trasmissione di saperi, «dove il tema della auto-gestione (dalla produzione alla promozione) assume un ruolo sempre più importante». La pars construens di un discorso ancora necessario.