È difficile trovare un punto di riferimento stabile in questa fase del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo ha legato oggettivamente il suo ruolo alle sorti dell’indagine per stupro che riguarda suo figlio. Il Partito democratico, a cascata, chiede posizioni chiare e una presa di distanza dalle invettive del Garante. Le tappe della nuova forma organizzativa risentono delle scatole cinesi legali di cui è composto il M5S e rischiano di essere scandite dalle carte bollate. Davide Casaleggio è pronto a staccare la spina della piattaforma telematica e portarsi dietro dati preziosi per la gestione quotidiana degli affari interni. In mezzo a tutto ciò, nell’occhio del ciclone, c’è Giuseppe Conte, il leader annunciato che ha l’onere di sbrogliare la situazione.

CI SONO DEI GIUDICI, in Sardegna, dai quali passa il futuro molto prossimo. Dalla procura di Tempio Pausania è attesa la decisione del Gup sul rinvio a giudizio di Ciro Grillo, accusato con tre amici di violenza sessuale di gruppo ai danni di una giovane donna. Il caso, per scelta del co-fondatore del M5S, è ormai piombato sulla scena politica. Ha generato l’inedita inquietudine di molti parlamentari nei confronti di Grillo e consentito al Partito democratico se non di non rinnegare del tutto l’alleanza con i 5 Stelle di mettere il fiato sul collo ai partner e di spingere perché la svolta impressa da Giuseppe Conte arrivi il prima possibile e segni un cambio netto rispetto alla fase precedente.

L’ALTRA PROCURA sarda che ha in mano un pezzo di destino della prima forza parlamentare italiana è quella di Cagliari, che ha disposto la tutela legale del M5S di fronte al vuoto di potere che si è creato nelle ultime settimane. Il reggente Vito Crimi è ricorso contro la nomina del curatore che ha preso il suo posto per decisione del tribunale. A giorni, dunque, sulla scrivania di Grillo potrebbe essere recapitata un’altra busta verde col timbro degli atti giudiziari: si tratterebbe della sollecitazione della procura a indire le votazioni di nomina del «direttorio» per la ricostituzione della «normale rappresentanza». Quell’organismo collegiale sarebbe l’unica leadership giuridicamente riconosciuta. Per come stanno le cose al momento, è l’unico soggetto autorizzato dallo Statuto in seguito alle decisione prese agli Stati generali dello scorso novembre.

COME SE NON BASTASSE, l’altra bomba a orologeria innescata da giorni sta per esplodere. Oggi scade l’ultimatum posto da Davide Casaleggio per il pagamento dei debiti pregressi. Significa che a ore Rousseau dovrebbe staccare la spina e lasciare al M5S la gestione di incombenze amministrative e procedure regolamentari. Pare che nel fine settimana scorso i gruppi parlamentari abbiano provato a convocare una votazione autogestita avvalendosi dei servigi di una piattaforma telematica a pagamento. Si trattava di decidere i nuovi organigrammi interni delle commissioni, ma l’esperimento si sarebbe risolto in un fiasco e la votazione cancellata. I vertici cercano di tutelarsi rivendicando la consegna dell’elenco degli iscritti 5 Stelle, attualmente in mano a Rousseau, e con un nuovo regolamento sul trattamento economico dei parlamentari che prevede restituzioni forfettarie e un obolo di mille euro al mese per finanziare il mantenimento della nuova organizzazione, all’interno della quale è prevista a chiare lettere la costruzione di autonome «piattaforme tecnologiche».

CONTE PRENDE tempo, ma cerca di restare ancorato al punto fermo dell’alleanza. Intanto, fa sapere che il prossimo 29 aprile sarà a «Verso le Agorà democratiche», evento che si inscrive nel percorso lanciato da Goffredo Bettini al quale parteciperà anche Enrico Letta. Beghe del Movimento 5 Stelle permettendo.