Metti la canicola di Calabria insieme ad un evanescente piano di prevenzione e l’incendio è servito. Non è la prima e non sarà l’ultima estate incendiaria finché una scellerata e bipartisan classe dirigente guiderà questa regione.

MA QUEST’ANNO è andata anche peggio. Nel 2019 il bosco di Sovereto tra Crotone e Capo Rizzuto era andato perduto per mano di piromani senza scrupoli. Quest’anno sotto attacco c’è la faggeta, patrimonio Unesco, del Parco nazionale dell’Aspromonte. È la più calda estate degli ultimi 50 anni a queste latitudini. La tramontana e il grecale, venti freschi da nord- est che attiravano nello Jonio surfisti da tutta Europa, hanno lasciato il posto a libecciate e intensi venti di scirocco, con temperature schizzate fino a 43 gradi. La Calabria sta bruciando. Roghi assassini che mietono vittime. Come la donna e il nipote che volevano salvare il loro uliveto dalle fiamme in Aspromonte e ne sono stati travolti. Uomini e mezzi sono attivi ma, probabilmente lo sono solo in teoria,

Se così non fosse non sarebbe altrimenti possibile assistere alla crescita incontrollata di incendi in tutta la regione nonostante lo schieramento di mezzi aerei e di 900 addetti di Calabria Verde con 35 mezzi. Nonostante un sistema antincendi boschivi che drena milioni la Calabria ha bisogno della mobilitazione nazionale e dell’aiuto del Dipartimento di protezione Civile.

NEI FATTI SI TRATTA di un altro commissariamento scaturito dall’inefficienza della politica regionale. Una regione con tre parchi nazionali sotto scacco di felloni pronti a tutto pur di specularci sopra. Gli ambientalisti non ci stanno e vanno all’attacco. «Non accettiamo che ci si nasconda dietro scuse – commenta Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente – l’impatto climatico crea ovunque rischi per il patrimonio boschivo. Ma in Calabria più che altrove si sconta la mancanza di prevenzione e di gestione attiva del patrimonio forestale, nonostante le risorse pubbliche elargite. Perché dal nord al sud della regione, nonostante i mezzi di Calabria Verde, gli incendi che si stanno innescando nelle aree urbanizzate, uccidendo le persone che cercano di proteggere i loro beni, si trasformano in grandi incendi che mettono a rischio il nostro patrimonio boschivo? Il fuoco è in procinto di distruggere persino le storiche faggete di Valle Infernale dell’Aspromonte».

LEGAMBIENTE CHIEDE una commissione di inchiesta sull’utilizzo delle risorse affidate a privati ed enti pubblici per tutelare le foreste e la gestione dei boschi. E punta il dito sulla mancata attuazione della legge 353 del 2000 sugli incendi boschivi, che prevede, insieme al delitto di incendio boschivo doloso, vincoli molto stringenti per le aree attraversate dal fuoco, con divieti di edificazione tanto perentori sulla carta quanto inapplicati nei fatti. Peraltro, in un’anticipazione del Rapporto Ecomafia 2021, la stessa Legambiente rileva che tra incendi dolosi, colposi e generici, lo scorso anno in Italia sono stati percorsi dalle fiamme 62.623 ettari di superficie boscata e non boscata (+18,3% rispetto al 2019). E la Calabria è al terzo posto nella classifica con 567 i reati commessi e 9.166 ettari di superficie bruciata.

NON VA MEGLIO questa estate neanche nella vicina Sicilia. Un incendio è stato appiccato la scorsa notte a Monte Pellegrino. L’intervento dei pompieri ha evitato che le fiamme si propagassero alla vegetazione. Il rogo è stato spento impedendo che dilagasse come negli anni scorsi. In questi giorni di grande caldo i controlli nella zona sono aumentati e i mezzi sono dislocati in modo tale da cercar di proteggere i luoghi presi di mira dai piromani.
Un altro incendio è divampato invece nella zona tra Caccamo e Vicari. In regione è stato dichiarato lo stato di crisi. In attesa che la prossima ondata «Lucifero», la più calda dell’estate, si abbatta sullo stremato meridione nella settimana di ferragosto.