Ursula K. Le Guin, nell’intervento da lei tenuto alla conferenza The Arts of Living on a Damaged Planet affermava che è necessario cambiare il modo di pensare e di rapportarci con gli altri esseri viventi. Non più posizioni arroganti sulla superiorità dell’uomo, ma consapevolezza di essere parte di una rete di connessioni e di parentele con altre specie animali e vegetali.
La conferenza era stata organizzata nel 2014 dall’antropologa e femminista americana Anna L. Tsing, autrice di un libro di cui si è a lungo parlato negli ultimi anni, Il fungo alla fine del mondo. La possibilità di vivere nelle rovine del capitalismo. Tsing ha seguito il commercio dei funghi matsutake, tra i più preziosi e ricercati in Asia. Sono commestibili ma non possono essere coltivati e crescono spontaneamente in zone in cui vi sono stati disastri ambientali e degrado ecologico. Esseri evoluti che sono una metafora e un caso di studio che va ben oltre l’ambito micologico, perché indicano come sopravvivere nonostante le usurpazioni dell’uomo sulla natura.

L’INTERESSE PER SPORE, funghi, miceti si diffonde dalla letteratura all’architettura, dalla scienza alla moda. Nella letteratura di fantascienza il futurismo biologico ha sostituito le suggestioni metalliche e robotiche del secolo precedente. Al techno feticismo di William Gibson, Bruce Sterling, Neal Stephenson si è affiancata negli ultimi anni una fantascienza soprannaturale, con protagonisti funghi parassiti o umanoidi, come accade in The Mushroom Queen di Liz Ziemska, e in Agents of Dreamland di Caitlín R. Kiernan, per ricordarne solo alcuni. Nella saga Star Trek: Discovery le spore micotiche sono usate come carburante per permettere alla USS Discovery di viaggiare nell’universo e in altre realtà quantistiche seguendo una rete micellare.
L’astronave è guidata dal comandante Paul Stamets, così chiamato per rendere omaggio all’omonimo studioso che nel 2005 scrisse Mycelium Running, How Mushrooms Can Help Save the World, una sorta di manuale per il salvataggio micologico del pianeta.
Diversi artisti tra cui Philippe Parreno, Jenna Sutela e Anicka Yi utilizzano batteri, spore e altri organismi viventi per la realizzazione delle loro opere, considerandoli a pieno titolo co-autori. Il dialogo e gli scambi tra arte e scienza, natura e biotecnologia in grado di coesistere in una diversa simbiosi micotica è analizzato nella mostra The art of mushrooms, ospitata al Museo Serralves di Oporto. Curata da Francesca Gavin e visitabile fino al 31 dicembre, presenta video d’animazione, fotografie, installazioni e prototipi biotecnologici di una ventina di artisti e designer.
Per molti artisti i funghi, tra gli organismi più misteriosi del pianeta, rappresentano la sperimentazione: sono affascinati dalle capacità dell’apparato vegetativo del micelio di inviare e ricevere informazioni senza dover passare da un sistema centrale. Struttura decentralizzata che suggerisce ricerche e potenzialità, come dimostra l’upcycling di rifiuti agricoli e di materiali biorganici attuato dalla tecnologa dei materiali Mae-ling Lokko che vive tra Accra, in Ghana, e New York.

LA RICERCATRICE inserisce il micelio, la parte vegetativa del fungo, su parti di rifiuti agricoli o alimentari, che si trasforma in una colla naturale isolante che permette ai rifiuti di solidificarsi e di essere utilizzati come mattoni a base biologica. Materiali da costruzione che se utilizzati in grandi quantità, potrebbero rivoluzionare la bonifica ambientale e l’edilizia.

LE CALZATURE realizzate da Kristel Peters potrebbero essere risolutive per uno stile di vita più sostenibile. La designer belga progetta prototipi di scarpe realizzate con la «pelle di funghi», un materiale ricavato dal micelio, che assomiglia alla pelle di vitello. Un prodotto biotecnologico, fabbricato in assenza di emissioni di carbonio e di pelle di animali.
Nei collage di Seana Gavin, i funghi diventano invece strutture architettoniche e figure antropomorfe dai toni surreali e psichedelici. Sono iconografie che ha Gavin ha attinto dall’immaginario della controcultura americana degli anni ’60 e ’70 del Novecento, reinterpretate nella contemporaneità. Suggestioni che ritroviamo anche nelle immagini fotografiche di Jeremy Shaw. I suoi ingrandimenti di funghi allucinogeni sono realizzati attraverso scariche elettriche ad alta tensione inviate alle lastre fotografiche. Un modo, secondo l’artista, per mostrare la sua fascinazione per le sostanze psichedeliche perché come sapientemente indagato da Terence McKenna nel libro Il cibo degli dei. Alla ricerca del vero albero della conoscenza, funghi e piante psicoattive ci permettono di studiare il passato e di ridefinire il tempo futuro.

GIOCOSI E FUORISCALA sono i funghi presenti nelle sculture e nelle installazioni di Carsten Höller. Formatosi come scienziato prima di occuparsi d’arte, nel suo lavoro da sempre contamina il gioco, gli esperimenti scientifici e l’interazione.
Più tecnologico è l’approccio di Pentagram e di Counterpoint Studio. Insieme hanno sviluppato un carattere tipografico generativo, chiamato Hypha, utilizzando algoritmi che si basano sulla crescita del micelio. Disponibili come strumento interattivo online, questi pattern possono essere visualizzati mentre si espandono e trasformano, perché cambiano continuamente.
Il musicista sperimentale Noah Kalos in arte mycolyco, si serve dei funghi per creare inaspettati paesaggi sonori. Collega i funghi che lui stesso coltiva a sintetizzatori non preimpostati, per diffondere la loro attività cellulare, la cui tensione bioelettrica viene tradotta in suoni instabili e misteriosi, seguiti su TikTok da seicentomila follower.

SI OCCUPA DELLA MEMORIA e dell’inquinamento l’artista giapponese Takashi Homma, che ha raccolto e fotografato i funghi che crescevano nei pressi della centrale nucleare di Fukushima Daiichi e che non fu più possibile ingerire né raccogliere dopo marzo 2011 per le radiazioni eccedenti i limiti di sicurezza.
Il progetto, pubblicato nell’iconico libro Mushrooms from the forest, si è ampliato nel corso degli anni. Homma ha fotografato quelli di Chernobyl e di altri luoghi del mondo, come Stony Point in New Jersey, dove anche John Cage li raccoglieva e studiava.
La capacità dei funghi di sopravvivere nelle condizioni più avverse non solo li rende fonti di studio e sperimentazione, ma come ci ricorda Merlin Sheldrake nel libro L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi, miceti, batteri, virus e spore potranno continuare a vivere anche dopo la nostra possibile, già annunciata estinzione.