«Il Comitato di redazione respinge le accuse lanciate ieri sera a Otto e mezzo dall’Ingegner De Benedetti nei confronti di Repubblica e di Eugenio Scalfari». Insieme agli stracci volano anche comunicati ufficiali. L’Ingegnere mercoledì sera ospite di Lilli Gruber su La7 aveva menato mazzate nei confronti del quotidiano di cui «sono stato il fondatore», aveva rivendicato in virtù dei «50 milioni» dati nel 1975 a Eugenio Scalfari, maltrattato a sua volta: «E’ un signore molto anziano non più in grado di sostenere domande e risposte». Affermazione al quale il fondatore – in questo caso proprio Scalfari – replicherà oggi dalle colonne di Repubblica non con un intervento scritto, ma attraverso un’intervista: domande e risposte, appunto.

A accendere pubblicamente la miccia era stato il «caso» Berlusconi-Di Maio (tra i due, aveva detto Scalfari a Floris, meglio votare il primo). Ma a surriscaldare il clima in famiglia (il figlio di Carlo De Benedetti, Marco, è diventato presidente del cda di Gedi Gruppo editoriale dopo le dimissioni del padre) è stato anche l’editoriale non firmato comparso sabato sulla prima pagina di Repubblica, che prendeva le distanze dall’ex editore al centro del caso banche popolari (l’acquisto delle azioni dopo un colloquio con l’allora premier Renzi). «Nessun interesse improprio – era scritto nell’editoriale – ha mai guidato le scelte giornalistiche di Repubblica e nessun conflitto di interessi ne ha mai influenzato le valutazioni. Le posizioni che il giornale ha preso in questi anni sono il frutto della libera scelta dei giornalisti, nella linea tracciata da Eugenio Scalfari e poi proseguita da Ezio Mauro. I rapporti, i giudizi, le iniziative di Carlo De Benedetti sono fatti personali dell’Ingegnere».

Ieri, su Repubblica, accanto a un articolo sugli attacchi dell’Ingegnere, è apparso il comunicato del Cdr: «Non è la prima volta che Carlo De Benedetti, da quando ha lasciato gli incarichi operativi all’interno del gruppo Espresso, si unisce al coro di chi con cadenza quasi quotidiana attacca questo giornale e ciò che rappresenta. Ma vogliamo tranquillizzare Carlo de Benedetti: l’identità e il coraggio che Repubblica dimostra nell’informare i propri lettori e nel portare avanti le proprie battaglie sono vivi e sono testimoniati innanzitutto dal lavoro dei giornalisti che ogni giorno difendono e dimostrano la propria indipendenza senza bisogni che qualcuno gliela conceda». Il riferimento è alla frase rivolta da De Benedetti al direttore Calabresi: «Il coraggio se uno non lo ha non se lo può dare». I giornalisti ieri si sono riuniti in assemblea «per ribadire la propria determinazione a rispondere a ogni attacco».

Nella contesa si è inserito maliziosamente pure Berlusconi, tra gli oggetti del contendere, intervistato a L’aria che tira (La7): De Benedetti? «Con me non è stato sprezzante, avevo detto che volevo telefonare ai direttori dei suoi giornali per correggere alcune posizioni su di me. Lui ha detto: ’fallo pure’. Direi ’De minimis non curat praetor…’, quindi c’è gente che si diverte a fare battute come Scalfari e chi, come me, si rimbocca le maniche».