La Libia è senza un governo e in preda a nuovi rapimenti eccellenti. L’ex capo delle Forze armate, Abdullah al Thinni ha rinunciato alla formazione di un esecutivo pro tempore, che avrebbe dovuto guidare il paese fino alle elezioni parlamentari della fine dell’anno. L’esecutivo ad interim si è formato dopo la sfiducia del parlamento libico all’ex premier Ali Zeidan, lo scorso marzo, in seguito alla prima esportazione di petrolio, gestita interamente dai separatisti della Cirenaica. Al Thinni aveva già presentato le dimissioni dieci giorni fa, chiedendo poteri aggiuntivi per applicare l’accordo con i ribelli della Cirenaica per la ripresa della produzione di petrolio nei porti orientali del paese. Prima di rinunciare al suo incarico, il militare ha denunciato di aver subito minacce. L’ex ministro della Difesa ha riferito di un tentato agguato alla sua famiglia, di cui non si hanno ulteriori particolari, come evento decisivo per non procedere nella sua attività di governo.
Si intensificano inoltre gli attacchi alle rappresentanze diplomatiche straniere. Lo scorso martedì, l’ambasciatore giordano a Tripoli, Fawaz al Itan, è stato rapito da un commando armato. I rapitori hanno aperto il fuoco contro la sua vettura, ferendo l’autista.Per le fonti di sicurezza, i rapitori hanno richiesto il rilascio del jihadista, Mohammed al Drisi, detenuto ad Amman da 9 anni. I sequestri di diplomatici, giornalisti e ingegneri sono all’ordine del giorno. Lo scorso mese si sono perse le tracce di un funzionario dell’ambasciata tunisina. A gennaio, 5 diplomatici egiziani e l’addetto commerciale dell’ambasciata sudcoreana sono stati trattenuti due giorni da miliziani. L’episodio più grave, è del settembre 2012 quando l’ambasciatore Usa, Chris Stevens e tre collaboratori furono uccisi in un assalto al consolato di Bengasi. A gennaio 2013 il console italiano nel capoluogo della Cirenaica, Guido De Sanctis uscì illeso da un agguato. A giugno ordigni colpirono la rappresentanza diplomatica francese a Bengasi, mentre una bomba fu piazzata sotto l’auto di un diplomatico italiano a Tripoli. Infine, resta nelle mani dei rapitori, Gianluca Salviato, il tecnico veneto scomparso lo scorso 22 marzo. Due mesi prima, il 17 gennaio, vennero rapiti e poi rilasciati i due tecnici italiani, Francesco Scalise e Luciano Gallo. Parte in salita anche il processo di Saif al Islam, figlio del colonnello Gheddafi e altri 36 ufficiali, tra cui l’ex capo dell’Intelligence militare, Abdullah al Senussi. La corte di Tripoli ha permesso che le udienze, dal prossimo 27 aprile, si svolgano tramite video-link per l’impossibilità degli imputati di recarsi nella capitale libica. Saif è infatti nelle mani dei miliziani della città di Zintan, che si rifiutano di consegnare l’imputato alle autorità libiche.