Il far west di Evros, tra unità speciali e nazionalisti armati
Grecia Nikos Argyriou, della rete di soldati di leva contro la guerra e il nazionalismo Spartakos, racconta la situazione sul confine greco-turco. «Ci sono gruppi armati a cui l'esercito ha affidato il lavoro sporco»
Grecia Nikos Argyriou, della rete di soldati di leva contro la guerra e il nazionalismo Spartakos, racconta la situazione sul confine greco-turco. «Ci sono gruppi armati a cui l'esercito ha affidato il lavoro sporco»
Tra i soldati di leva in Grecia, dove c’è ancora il servizio militare obbligatorio di 9 mesi, esiste una rete contro guerra e nazionalismo. Si chiama Spartakos e può contare sul supporto esterno di un comitato di solidarietà composto da civili. Sono loro che si occupano di diffondere le denunce che vengono da dentro l’esercito. Nikos Argyriou ne fa parte.
Cosa sta facendo l’esercito greco sul confine con la Turchia?
A dicembre il governo ha varato una legge che gli attribuisce compiti di sicurezza interna, funzioni di polizia. Adesso durante uno sciopero, ad esempio, potrebbe essere ordinato all’esercito di scendere in strada. Questa è la logica della legge, ma finora è stata applicata solo lungo le frontiere. Inizialmente i militari dovevano soprattutto avvisare la polizia della presenza di rifugiati affinché quella li arrestasse. Ma ci sono arrivate denunce di arresti fatti direttamente dai soldati. I genitori di alcuni militari ci hanno detto che ormai li addestrano ad ammanettare i migranti ed effettuare i respingimenti illegali.
Chi opera in questo momento nella zona di Evros?
Dalla chiusura della frontiera sono state trasferite alcune unità speciali dell’esercito, unità d’assalto. Poi ci sono dei «club» di ex soldati, ufficiali di riserva, pensionati, persone che hanno finito la leva. Sono estremisti di destra, militaristi, nazionalisti autorizzati a portare armi. E ancora, c’è la Guardia nazionale [in greco: Εθνοφυλακή, ndt], cioè corpi di volontari armati, che fanno parte dell’esercito e si trovano nelle zone di frontiera. Diverse denunce affermano che questi gruppi fanno «lavoro sporco»: danno la caccia ai rifugiati, li picchiano, li arrestano, li torturano, li respingono.
È vero che dal lato greco si spara? Il governo nega…
Ci sono video che mostrano gli spari sia delle unità speciali, che delle milizie di civili. Noi ieri abbiamo denunciato che le unità speciali trasferite a Evros hanno ricevuto istruzioni di sparare in aria o a terra per terrorizzare i rifugiati e metterli in fuga, di picchiarli e respingerli a ogni costo. Oltre a tutto ciò, il 4° Corpo Militare sta facendo nella zona esercitazioni con carri armati e artiglieria. Cosa analoga è successa nell’Egeo, con la Marina. Hanno dato l’ordine di sparare dritto, in orizzontale. Una cosa pericolosissima. Solo per caso non ci sono stati incidenti.
I rifugiati sono stati definiti «minaccia asimmetrica». Cosa significa?
L’esercito non combatte più come nella Seconda guerra mondiale, Stato contro Stato. La guerra è diventata una condizione generalizzata, contro il terrorismo, contro i migranti. Con lo stato di emergenza nell’economia hanno imposto i memorandum. Con lo stato di emergenza sul confine hanno trasformato i rifugiati in invasori, una «minaccia asimmetrica». Quindi l’esercito greco affronta il nemico invasore ed effettua deterrenza con tutti i mezzi a disposizione. Il governo deve recuperare a destra dopo la ritirata dei Mat [celerini, ndt] dalle isole, perciò usa una retorica nazionalista che contribuisce a fascistizzare la società. Ha dalla sua parte i media, che da mattina a sera bestemmiano contro i rifugiati, li presentano come nemici e plaudono al comportamento dell’esercito. Le cose vanno molto male.
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