Rischia di diventare un boato il ronzio (Zunzuneo) della «cyberguerra» lanciata dai servizi segreti Usa attraverso l’Agenzia statunitense per l’aiuto allo sviluppo (Usaid) con lo scopo di «promuovere la sovversione a Cuba». Il piano è stato rivelato la settimana scorsa da un’inchiesta dell’agenzia americana Associated Press (Ap).

Si trattava del lancio di una messaggeria rivolta a centinaia di migliaia di clienti di Cubacel, l’impresa statale cubana di telefonia mobile (i cui data base erano stati violati) con proposte di musica, sport e altri temi popolari nell’isola caraibica. I potenziali fruitori, specialmente giovani, erano stati selezionati con una serie di domande all’apparenza innocue, ma tendenti a stabilire il grado di insoddisfazione nei confronti del governo. La rete di comunicazione, soprannominata Zunzuneo nel 2012, momento di massimo sviluppo, poteva contare su più di 40.000 iscritti cubani.Il bloguero cubano Orlando Luis Pardo Lazo ha commentato che il programma è stato così poco efficace nel coinvolgere i cubani che egli ne era venuto a conoscenza solo a causa delle critiche pronunciate da un conoscente schierato con il governo.

Per nascondere le operazioni finanziarie Usaid e il governo di Washington usarono conti bancari nelle isole Cayman e imprese di facciata in Spagna e in altri paesi. Furono contattati subappaltatori in imprese private, senza informarli che si trattava di un progetto lanciato e finanziato dagli Usa con evidenti scopi di abbattere il governo di Cuba. La Commissione del Senato Usa che controlla l’assegnazione dei fondi federali (20 milioni di dollari a Usaid per i programmi su Cuba, quest’anno) nei giorni scorsi ha interrogato Rajiv Shah, capo di Usaid anche su questo progetto. L’amministrazione Obama sta difendendo il progetto affermando che si trattava di un programma autorizzato dal Congresso con lo scopo, come sempre, di favorire lo sviluppo di «una vera democrazia» a Cuba.

Il portavoce di Usaid, è andato ben al di là, dichiarando che l’agenzia di cooperazione statunitense è orgogliosa dei propri programmi rivolti a Cuba, nonstante i palesi fallimenti ottenuti e il fatto che Alan Gross, un proprio collaboratore, inviato anni fa nell’isola caraibica per consegnare materiale elettronico capace di generare comunicazioni non controllabile dalla tecnologia del governo cubano, sia stato condannato a 15 anni di carcere «per spionaggio». Martedì Gross ha annunciato uno sciopero della fame, rivolto più a protestare contro «l’abbandono» che avverte da parte dell’amministrazione Obama che contro le autorità cubane.

Sul fronte Zunzuneo il giornale del Costa Rica, La Nación, ha confermato che Joseph Duke McSpedon, impiegato di Usaid e uno dei responsabili della rete illegale, aveva la sua sede in Costa Rica, senza che il governo locale fosse informato delle sue attività. La Prensa, quotidiano del Nicaragua, ha scritto che Mario Bernheim, secondo l’Associated Press uno dei creatori di Zunzuneo, lavorata nell’Ambasciata americana di Managua. Il cosidetto «Twitter cubano» non sarebbe un progetto isolato, bensì parte di una strategia ormai consolidata negli Usa e in Inghilterra –dal Government Communications Headquarters, omologo dell’americana Nsa- di usare i media sociali in modo occulto per propaganda, falsificazione di notizie, screditare gli avversari ed altre operazioni di disinformazione. Il governo cubano, naturalmente, ha protestato con forza contro questo «ennesimo tentativo» degli Stati Uniti di promuovere «attività sovversive» a Cuba.

Tutte le organizzazioni popolari sono state mobilitate per far fronte a tali complotti. Nel contempo Etecsa, la società statale di telefonia ha confermato i piani per generalizzare l’uso di internet nellecase dei cubani, non solo nelle sale (118, con 520 computers) autorizzate a questo uso presenti nelle principali città dell’isola. Poco più di trecentomila utenti hanno un conto che permette l’accesso alla rete nelle proprie case e un numero ben più grande, ma difficilmente quantizzabile, ha accesso pirata o sfruttando l’accesso di amici o con l’aiuto di stranieri.

Dal primo aprile, i cubani possono controllare la loro posta elettronica non solo nelle sale di Etecsa, nei cibercafè o negli hotel (a carissimo prezzo), ma anche nei loro cellulari mediante il nuovo dominio @nauta.cu, ovviamente controllato dallo Stato. Circa due milioni su di cubani su una popolazione di 11 milioni, possiedono un cellulare . Il governo però ha ribadito il divieto di scaricare pagine «controrivoluzionarie» generate negli Usa, fino a quando questi ultimi non cessino l’embargo decretato nel 1962 e normalizzino le loro relazioni con Cuba.