Erano tutte appartenenti a «ditte esterne» le vittime dell’esplosione avvenuta ieri nei sotterranei della centrale idroelettrica della diga di Suviana, in Emilia Romagna. In subappalto, cioè: un lavoro di manutenzione che Enel, proprietaria dell’impianto, aveva affidato a un’altra società, come da consolidata prassi per situazioni del genere. E proprio nel giorno del collaudo di uno dei macchinari una turbina è esplosa. Salvatore Bernabei, l’amministratore delegato di Enel Green Power, si è recato sul luogo del disastro immediatamente e da lì, assicura l’ufficio stampa, «sta collaborando con tutte le autorità competenti ed esprime cordoglio e vicinanza al personale coinvolto e alle famiglie, che rappresentano la priorità per l’azienda».

Per capire la dinamica del fatto, quello che non ha funzionato, ci vorrà qualche tempo: il procuratore capo Giuseppe Amato, giunto a Suviana in serata, ha annunciato l’apertura di un fascicolo e molta importanza sarà data ai feriti lievi, due dei quali sono rimasti sul posto per tutta la giornata di ieri per seguire l’evolversi della drammatica vicenda: le loro testimonianze saranno fondamentali. Le ricerche dei dispersi sono andate avanti fino a notte inoltrata, in una situazione difficilissima. Solo dopo gli investigatori decideranno quale strada intraprendere per cercare di stabilire la verità su quello che è successo sul lago di Suviana. Per prima cosa, va da sé, saranno verificate le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro.

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Che venga fatta «piena luce» comunque lo chiedono già tutti, a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha sentito il governatore Stefano Bonaccini per esprimere il proprio cordoglio. Il presidente emiliano si è associato immediatamente alle parole del Quirinale: «Ora è il tempo del dolore, ma poi pretendiamo di capire le cause». Con lui, a seguire, tanti parlamentari, esponenti politici e del mondo sindacale. Siamo così in presenza dell’ennesima strage avvenuta su un luogo di lavoro. E con un subappalto di mezzo. Sono ancora fresche le polemiche per le cinque vittime al cantiere di un Esselunga a Firenze: era il 16 febbraio. Del resto, anche se dai dati Inail è impossibile desumerlo, i sindacati sostengono che il 70% delle morti sul lavoro nell’ambito dell’edilizia avvenga in situazioni di subappalto.

A Suviana non si parla di edilizia, ovviamente, ma di manutenzione di macchinari idraulici ed elettrici. Un precedente, in questo senso, risale a 37 anni fa ed avvenne sempre in Emilia Romagna. Era il 13 marzo del 1987 quando, a Ravenna, ci fu la tragedia della Mecnavi: morti 13 operai addetti alla rimozione dei residui di carburante della nave gasiera «Elisabetta Montanari». Era ferma al cantiere Mecnavi, scoppiò un gigantesco incendio e gli operai rimasero bloccati nei cunicoli alti appena 90 centimetri. La causa era la rottura di uno spinner della pala rotante principale dell’imbarcazione. Storia di ieri. Ma oggi la situazione non è poi così diversa: nei primi due mesi del 2024 le vittime sul lavoro sono state 119. Un anno fa il conto si era fermato a quota 100.