«Il mio film rappresenta un grande dolore, la ferita di una città. Fino agli anni ’90 sembrava che Napoli potesse avere un futuro, ora non so. Bagnoli Jungle l’ho fatto per protesta o per intuito ma più probabilmente per legittima difesa» dice Antonio Capuano del suo nuovo lavoro, evento di chiusura della Settimana della Critica con il quale torna a Venezia dopo tanti anni (nel ’91 la sua folgorante opera prima Vito e gli altri gli valse il premio della Critica). Dice ancora: «Non voglio girare film fatti bene, per me è oleografia. È cinema vecchio. Non mi piace l’inquadratura...