La resa di Giorgetti è totale. Se incondizionata o meno lo si capirà quando, l’11 e 12 dicembre a Roma, si terrà il congresso della Lega travestito da Conferenza programmatica. Salvini non aspetta che a Montecitorio inizino i lavori del Consiglio federale per dettare le condizioni. Lo fa sulla porta, parlando ai giornalisti perché i dirigenti intendano: «La mia impressione è che il Consiglio approverà all’unanimità le posizioni presenti e future della Lega». Più che una previsione è un diktat: nessun distinguo, nessun dissenso. Con piglio militaresco: «Ascolto tutti poi decido, come sono solito fare». AD ASCOLTARE, per 50 minuti,...