In un momento così difficile, dopo una dolorosa divisione, Sel deve scuotersi dalla tristezza che ha colto il suo gruppo dirigente e la sua rappresentanza parlamentare, ma che poco ha interessato i tanti, lavoratori e disoccupati, impegnati a difendersi da una crisi sociale, economica e culturale inarrestabile.

E’ inaccettabile fare da osservatore della sinistra italiana che muore. Conviene però chiarire di quale sinistra stiamo parlando, di quale sinistra ha oggi bisogno questo Paese. Io intendo quella sinistra, di berlingueriana memoria, capace del governo di cambiamento, la sinistra che avremmo voluto costruire con il Pd di Bersani, all’indomani delle elezioni politiche del 2013. Quella sinistra concreta e rigorosa, che difende i principi fondamentali della nostra attualissima Costituzione e non dimentica che democrazia e libertà non sono parole astratte e retoriche ma l’anima stessa delle persone e delle comunità: non possono essere subordinate a nessun altro valore, a nessuna altra necessità. E’ la sinistra che rispetta le identità dei popoli, la loro lingua, la loro cultura e la loro fede, e non accetta mai che siano violate, mortificate, cancellate.

Questa democrazia oggi dobbiamo e soprattutto possiamo difendere, rinsaldare, restituendole vitalità. A patto però di non limitarci a cantarle un mesto de profundis, e di non isolarci nella testimonianza, autoconsolatoria ma assolutamente inutile, di una azione politica marginale e autoreferenziale. Sarebbe inutile nasconderci che questa tentazione esiste, ed è compito prima di tutti di Sel respingerla.

Spetta a Sel la prima responsabilità di mettere a frutto il grande risultato delle Europee raggiunto dalla Lista Tsipras, che ha confermato l’esistenza in Italia di uno spazio sociale e politico importante per una vera sinistra. Ma a Sel spetta anche la missione di far capire al Partito Democratico quanto sia necessario, per uscire dalla fase terribile in cui versa il Paese, un drastico incremento della partecipazione popolare alla vita pubblica così come del pluralismo di idee nel governo della cosa pubblica e nella gestione delle istituzioni.

Reagire alla crisi con uno slancio di apertura del sistema politico, invece che di chiusura sostanziale mascherata da innovazione, è interesse di tutti. Del Paese intero, che altrimenti non riuscirà a tirarsi fuori dalle secche della crisi. Della sinistra, che senza questo slancio resterà confinata nel ghetto della testimonianza sterile. Dello stesso Pd, che per conquistare un successo politico e non solo propagandistico, dunque solido e duraturo invece che effimero e volatile, deve essere capace di aggregare intorno a sé una coalizione di forze composite e allo stesso tempo omogenee. Valga per tutti l’esempio della Sardegna, dove il Pd ha ottenuto il 22% e ha vinto le elezioni regionali grazie a una coalizione tanto affollata, quanto coesa.

Per contrastare la deriva che colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione, occorrono nuove energie, una capacità pragmatica di risolvere i problemi e insieme quella capacità di lotta che è nel cuore della storia politica della Sinistra. Oggi le lunghe attese o la timidezza nel confronto non servono a niente. Piuttosto che aspettare inermi, è meglio rischiare difendendo la vita e i diritti costituzionali di milioni di persone.

*Senatore di Sel