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Il derby facile di Cantone

Il derby facile di Cantone

Tempismo Il magistrato ritira il sigillo della città da un sindaco e ne approfitta per prendere le distanza da un altro

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 29 ottobre 2015

Luca Fazio
Papa Francesco arriverà a Milano il prossimo 7 maggio. Nel frattempo la città dell’Expo ieri ha reso omaggio con un inchino a Raffaele, Raffaele Cantone, consegnandogli il «Sigillo» della città. E forse anche una delega ufficiale a pronunciarsi sull’universo mondo. Del resto, con quella carica che ha, è il presidente dell’Associazione nazionale anti corruzione, può andare in giro a dire ciò che vuole. Dà pagelle, promuove i promossi e boccia i bocciati. Esercizio piuttosto facile. Logico che ieri, nelle comode stanze di Palazzo Marino, davanti al sindaco Giuliano Pisapia, Raffaele Cantone si sia mostrato più complimentoso che mai, presentandosi come «terrone». L’aria distesa, forse voleva fare solo il piacione e vincere facile – a Milano di questi tempi sembra che tutto funzioni a meraviglia – ma lo ha fatto abusando di un luogo comune piuttosto logoro che è suonato come uno schiaffo ad un altro sindaco di un’altra città, Ignazio Marino.
Gli sarà scappata? Chissà. Fatto sta che il sindaco della capitale in queste ore non ne aveva proprio bisogno. Forse il presidente dell’Anac avrebbe dovuto essere un po’ meno tranchant e spiegare che la crisi di Roma necessita riflessioni più approfondite. Non basta dire: «Milano capitale morale, Roma non ha anticorpi morali». Logico che la frase velenosa, essendo un derby che da secoli stimola il peggior campanilismo da una parte e dall’altra, abbia scatenato reazioni seccate 600 chilometri più a sud.
Senza dare fiato all’orgoglio romano da cabaret, ci sono state anche reazioni più sostanziali come quella di Stefano Fassina: «Speriamo che il presidente dell’Anac chiarisca le parole che ha pronunciato oggi su Roma, Roma ha gli anticorpi nella società civile, nelle amministrazioni e anche nella politica per sconfiggere Mafia Capitale». Si vedrà. Fanno più sorridere invece le rimostranze dell’ex sindaco Gianni Alemanno, semplicemente perché è lui a farle: «Le parole di Cantone contro Roma sono l’ennesima dimostrazione dell’esistenza di un pregiudizio razzistico e denigratorio nei confronti della nostra città». Per Alemanno gli scandali legati alla costruzione dell’evento Expo peggio di Mafia Capitale. Una bella gara davvero.
In ogni caso, per non inimicarsi il cuore della politica italiana, Raffaele Cantone ha pensato bene di metterci una pezza: «L’idea era quella di dire che questo modello Milano che ha messo in campo le sinergie per l’Expo può fare da traino per cambiare la situazione. Non era una critica, ma un pungolo a lavorare su questa logica». Senza nascondersi le difficoltà. «Sto provando a spiegare all’Ocse che il modello Milano non è dell’Anticorruzione ma – ha detto Cantone – è frutto di profonda sinergia istituzionale. Penso che sia difficilmente esportabile se si pensa che sia un modello dell’Anac, appunto perché è il risultato di una profonda sinergia. Stiamo cercando di esportarlo a Roma per il Giubileo ormai alle porte, ce la stiamo mettendo tutta ma manca proprio questo, la collaborazione tra istituzioni, stiamo trovando più ostacoli».
Dunque nessun intento denigratorio, si discolpa Cantone. Resta intatta però la soddisfazione del sindaco Giuliano Pisapia, persona troppo a modo e intelligente per farsi tirare dentro una polemica così poco elegante. Per prima cosa ha voluto ringraziare proprio Cantone, «il successo dell’Expo è anche merito suo», poi si è pavoneggiato ma schivando la trappola della presunta capitale morale: «Mi sembra che parlino i fatti, non bastano le parole e noi lo abbiamo dimostrato». E Roma? «Mi interessa che Milano sia al centro dello sviluppo del paese – ha schivato Pisapia – certo che è importante che ci sia una sinergia e che chi ha dei problemi prenda esempio da Milano, nel senso che si utilizzi l’esperienza milanese per far sì che il Giubileo sia il successo che tutti auspichiamo». Prudenza non è mai troppa. E gioverebbe anche un po’ di buona memoria. Troppo rischioso fare i primi della classe. Fino a qualche mese fa, prima dell’inaugurazione dell’Expo, tra scandali e cambi al vertice, Milano non sembrava messa granché bene in tema di moralità e affari.
Quanto all’immediato futuro, fra qualche l’Expo chiuderà e magari a qualcuno tornerà la voglia di verificare se è stato davvero fatto tutto per bene.

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