Prima di commentare le elezioni pensiamo a quanto ne sarebbe rimasta male la nostra Rosa Luxemburg, che era polacca e consapevole delle peculiarità del paese.
Dopo che nel 1793 Austria, Germania e Russia se l’erano spartita, la Polonia è risorta nel 1918 come stato-nazione per volontà di Wilson e d’allora le sue vicende interne hanno avuto un’influenza ben oltre le sue frontiere. Da allora i polacchi hanno sempre goduto di un trattamento speciale, a destra e a sinistra. Persino paradossalmente nei 12 anni nazisti.

Quando i suoi territori (e i suoi abitanti) furono scelti come sedi sicure dei campi di sterminio dei 3 milioni e mezzo di ebrei polacchi e degli altri ebrei europei.
Nella Polonia «regalata» da Churchill a Stalin, nella Polonia subalterna all’Urss, il modello sovietico fu realizzato con varianti di riguardo. Per esempio la riforma agraria non si trasformò in collettivizzazione e i contadini nei loro villaggi continuarono ad avere chiese e parroci e in città vescovi e cardinali con legami ufficiali con il Vaticano. Per esempio l’industrializzazione non fu accellerata e anzi i sindacati sperimentarono ‘consigli di fabbrica’ e innovazioni più o meno ufficialmente «sostenuti» dai segretari del partito comunista dell’epoca, da Gomulka, da Gierek che fu costretto a fare i conti anche con significative rivolte operaie. Invece di stampo sovietico fu il controllo sugli intellettuali con conseguenze che durano sino ad oggi.

La rivoluzione di Solidarnosc nel 1981 fu ascritta all’operaio Walensa ma dietro di lui vi erano grandi intellettuali ebrei e grandi preti e cardinali, generosissimamente finanziati dal papa polacco e dal presidente degli Stati uniti. Se capitavi a Varsavia in quel periodo rimanevi stupito e impressionato dalle disponibilità dell’amico intellettuale.
Dopo la fine dell’Urss il paese divenne la scommessa da vincere nella costruzione accelleratissima dell’economia di mercato. La shock therapy dell’economista Balcerowiz fu la reazione, fredda e fondamentalista, alla pianificazione di Mosca. Ha certo cambiato la società urbana ma l’altra? L’altra ha spazzato via sia gli sciamani del neo liberismo e sia le briciole di un’alternativa di sinistra, tradizionalmente sotto schiaffo nel paese.

Nel nuovo Parlamento siederanno uomini e donne che a noi italiani appaiono la rinascita, nel 2015, dei vincitori democristiani del nostro 18 aprile 1948. La stessa cultura, gli stessi nemici, Russia e Germania, lo stesso alleato, gli Stati uniti ai quali chiedono una Nato più presente, cui danno basi e prigioni per covert action.
La vittoria alle elezioni ha un’importanza che va definita in ogni suo aspetto. Intanto è la prova che quasi mezzo secolo di gestione sovietica del paese ha lasciato solo odio per averla subita, inoltre è la prova che quasi un quarto di secolo di gestione capitalistica ha creato una reazione di rigetto per avervi creduto.

Infine vi è il rapporto con l’Unione Europea di cui si è rifiutata la moneta ma si sono pretesi i benefici connessi al farne parte. Che cosa chiederà il nuovo governo? Non basterà più come nel passato solo un trattamento di riguardo di carattere economico. Vorrà un ruolo decisionale su questioni come i migranti, la cogente questione ucraina e più in generale la collocazione europea sulla scena internazionale, e in primis porterà ancora più linfa alla linea filoamericana di Bruxelles. Potrà farlo usando la carta dell’alleanza ad Est del «gruppo di Visegrad», i quattro Paesi (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) che si sono alleati principalmente in funzione antiMosca e che contano 64 milioni di abitanti.

Da qualsiasi punto di osservazione geopolitica si scelga, la Polonia che esce dalle elezioni è un colpo politico e culturale alle illusioni che ci portiamo dietro dal 1989. Illusioni che è arrivato il momento di mettere in questione.
P.S. Oltre Rosa Luxemburg, vanno ricordati i grandi sociologi Thomas e Zananiecki per la ricerca su Il contadino polacco in Europa e in America, i due fratelli narratori Singer, il regista Roman Polaski e ancora altri.