Bisognerebbe chiedere agli Usa, accusati di aver spiato persino il telefonino di Angela Merkel, che cosa si sono detti François Hollande e la cancelliera tedesca, nell’incontro bilaterale che ha preceduto l’apertura del Consiglio europeo, ieri sera a Bruxelles. Ufficialmente, il vertice dei capi di stato e di governo doveva essere dedicato all’economia digitale (e all’Unione bancaria). Ma, oltre all’immigrazione in seguito al dramma di Lampedusa, un altro tema ha fatto irruzione e costretto a modificare l’agenza: lo scandalo dello spionaggio della Nsa.
Nelle conclusioni finali del Consiglio, che saranno pubblicate oggi, verrà fatto riferimento alla possibilità di arrivare a un accordo tra i 28 paesi Ue entro la prima metà del 2014 sulla protezione dei dati privati di fronte allo strapotere dei giganti della Silicon Valley, come Google o Facebook, tutti americani, che hanno collaborato con la Nsa tra il 2007 e il 2012 (e, tra l’altro, sono nel mirino dei paesi Ue anche per il fatto che non pagano le tasse come dovrebbero sul loro giro d’affari in Europa). Il Parlamento europeo ha approvato una proposta della Commissione in questo senso il 21 ottobre, che prevede multe salate per le società che trasmettono dati privati fuori della Ue senza autorizzazione. La Francia, che la scorsa settimana ha convocato l’ambasciatore Usa a Parigi per chiarimenti dopo le ultime rivelazioni sullo spionaggio persino delle ambasciate, avrebbe voluto un accordo in tempi più brevi. Ma la collera tedesca – anche Berlino ha convocato l’ambasciatore Usa – per il presunto spionaggio del telefonino di Angela Merkel permetterà, forse, di accelerare i tempi. Da Berlino, Sigmar Gabriel, leader dell’Spd che sta negoziando con Merkel un accordo di governo di grande coalizione, ha accennato alla possibilità di frenare sul negoziato del Ttip, l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa, cosa che finora la cancelliera aveva sempre escluso. Ieri però il presidente dell’Europarlamento, Martin Schultz, ha chiesto la sospensione come ritorsione. A giugno, anche la Francia aveva suggerito di usare quest’arma, ma nessuno aveva ascoltato Hollande. La Gran Bretagna e altri paesi continuano però a non voler sentir parlare di frenare il negoziato per la cosiddetta «Nato del commercio».
Ieri, Bruxelles ha un po’ alzato la voce. Per il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, «c’era una parte della Germania dove c’era una polizia politica che spiava la vita della gente tutti i giorni, quindi sappiamo cosa significa il totalitarismo». Perfino per Barroso, «il troppo è troppo» nel comportamento della Nsa nei confronti degli alleati europei. Per l’eurocommissaria alla giustizia, Viviane Reding, «la protezione dei dati personali è un diritto fondamentale», che la Ue deve proteggere. Ma Gran Bretagna, Irlanda e Olanda frenano, per non danneggiare economicamente i giganti di Internet guarda caso incorporati nei propri paesi. In ballo c’è anche l’accordo Swift Ue-Usa, sul trasferimento dei dati bancari, che Washington vuole controllare nell’ambito della lotta al terrorismo: il Parlamento europeo, che l’aveva ratificato nel 2010, adesso ha raccomandato al Consiglio europeo di sospenderlo.
In questo braccio di ferro sullo spionaggio c’è una buona dose di ipocrisia, non solo negli Usa ma anche in Europa, visto che i servizi segreti, in particolare di Gran Bretagna, Germania e Francia, fanno la stessa cosa della Nsa, anche se su scala minore (anche gli europei si spiano tra loro). Edward Snowden, l’ex collaboratore della Nsa che ha denunciato lo spionaggio, aveva scritto una lettera al Parlamento europeo per mettere tutti in guardia: «La sorveglianza di popolazioni intere, e non più la sola sorveglianza degli individui, rischia di diventare la più grande sfida ai diritti dell’uomo della nostra epoca. Il lavoro di una generazione sta iniziando qui».