Provoco – quindi – sono. È un po’ la filosofia esistenziale di Madonna da cui non recede. Mai. Una sorta di imprinting che si applica perfettamente anche alle campagne con cui lancia con estrema abilità ogni suo progetto, che sia film, tour, merchandising. Per l’occasione è il nuovo disco: Rebel Heart – tredicesimo capitolo di una serie inaugurata nel 1983, uscito ieri in formato digitale e da oggi disponibile in cinque formati diversi. Anche qui la tendenza al kolossal è confermata, partendo dal dispiego di forze messe in campo – una squadra di producers più à la page in ambito dance quali Dipo, Billboad, Avicii, DJ Dahi e Blood Diammonds, tanto per citarne alcuni, e ospiti come Nicky Minai, Kanye West e (questa sì scelta davvero curiosa) Mike Tison.
Una produzione monstre curata nei minimi dettagli, capace di sfruttare gli incidenti di percorso o quantomeno limitarne i danni. Un pirata informatico carpisce sei tracce nuove di zecca e le lancia nel web? La regina urla e strepita ma non fa una piega: si rinchiude negli studi di registrazione e in quarantotto ore chiude quelle tracce rubate ancora in fase di missaggio e le lancia in un baleno su iTunes. Risultato: di lei e dell’imminente lavoro si parla ininterrottamente per una settimana di fila…

Il rischio – semmai – è perdere di vista quella capacità di guardare oltre l’etichetta di disco-star che ha sempre caratterizzato la sua carriera. Questo alternare alto e basso plasmando canzoni da fm trasformandole in pura avanguardia art pop. Negli ultimi due album – Hard Candy (2008) e Mdna (2012) questa sua peculiarità era andata in parte smarrita, complice una vena compositiva un po’ inaridita. Rebel Heart rappresenta invece un abile – ma estremamente godibile – compromesso a uso e consumo dei «madonnari». Ovvero a chi la vorrebbe decisamente più pop e chi decisamente più sperimentale. Il risultato sono diciannove canzoni (ben ventitrè nella versione super deluxe…) molte delle quali con un tasso melodico – e va detto più ispirato – di quanto offerto nelle sue più recenti sortite discografiche, con una cura del dettaglio e degli arrangiamenti quasi maniacale.

Ed è chiaro che dietro a questo lavoro sfibrante ci sia lei: «Con i miei collaboratori devo a volte – spiega in un’intervista – comportarmi quasi come una maestra. Dire a Kanye West che forse è il caso di spostare un servizio fotografico e chiudere il pezzo. Io sono una persona molto ordinata che scrive tutto quello che deve registrare. Kanye, Dipo, hanno un metodo differente, non scrivono in realtà nulla e non hanno idea di cosa registreranno prima di entrare in studio. Così del pezzo si registrano molte versioni prima che riescano a imparare un nuovo brano dall’inizio alla fine…». Ergo «il cuore ribelle» ribolle di tanti umori, dalla deep house di Living for love – la cui coreografia con Madonna torera circondata da balleri è stata la cosa migliore vista alla cerimonia dei Grammys – che riecheggia il passato nel crescendo gospel alla Like a prayer, fino alla dance mescolata di inserti country/folk per quella che è la traccia migliore del disco Ghost town, passando per la preghiera «laica» di Devil’s prayer.

Un disco in cui Madonna appare decisamente più concentrata sulla parte musicale ma claudicante nei testi, tutti (o quasi) a pescare a piene mani in sentieri sperimentati fatti di sesso e religione, peccato e redenzione – S.E.X. e Holy Water, con l’azzardo di una Iconic con la voce recitante di Mike Tison che dice di essersi ispirato – «ma solo nell’incedere militare» ha tenuto a precisare – ai discorsi di Mussolini. Lasciando trapelare qualcosa di sè nella canzone che intitola il disco,- «Ho vissuto tutta la mia vita in modo un po’ masochista. Mio padre mi diceva ’fai questo, fai quello. Perché non ti comporti come le altre ragazze?’ E io gli dicevo ’No, perché non sono io. Non sarà mai così».

Ma la finestra si chiude velocemente, per tornare la diva che (tutti) i fan vogliono. Quella che bistratta Fabio Fazio, lo prende in giro rivelandogli dettagli della Ciccone family («Ogni mattina riunisco i bambini prima che vadano a scuola e pregio insieme a loro. Poi torno a dormire»), ma che grazie alla sua presenza si è portato a casa il più alto ascolto della stagione di Che tempo che fa. La diva che abbraccia commossa a Parigi Luz, uno dei vignettisti sopravvissuti alla strage di Charlie Hebdo e con lui in uno sketch simula una masturbazione a Canals Plus. La diva che si porta dietro uno staff di 58 persone. La diva che, soprattutto, fattura più di una multinazionale…