Ancora in crescita la curva epidemica in Italia. I nuovi casi ieri sono stati 23.641 su 355.024 test, il tasso di positività è salito al 6,6%. I decessi sono stati 307, 99.578 da inizio pandemia. Nelle terapie intensive si sono registrati 46 pazienti in più, 2.571 in totale. I ricoveri ordinari sono cresciuti di 327 unità, 20.701 in tutto. In isolamento domiciliare 442.540 pazienti. Il maggior numero di nuovi casi in Lombardia (5.658) seguita da Emilia Romagna (3.232), Campania (2.843), Piemonte (1.793) e Lazio (1.563).

IN LOMBARDIA, in particolare, il laboratorio di microbiologia dell’Asst Sette Laghi di Varese ha identificato una rarissima variante, descritta in un solo altro caso al mondo in Thailandia, isolata in un viaggiatore di ritorno dall’Egitto. La variante inglese per adesso è quella che preoccupa di più, responsabile della rapida salita della curva. In regione sono aumentati sia i ricoverati in terapia intensiva (più 22, 565 in totale) che negli altri reparti (più 130, 4.934 in totale). Il direttore generale dell’Asst Spedali Civili di Brescia: «Abbiamo 400 pazienti positivi ricoverati, 36 in terapia intensiva. C’è un trend in salita costante che però si è intensificato negli ultimi 5 o 6 giorni. Teniamo, seppur a fatica, ma siamo molto vicini alla saturazione in terapia intensiva».

In Emilia Romagna i pazienti ricoverati nei reparti d’urgenza sono 275 (più 9 rispetto a venerdì), 2.753 nei reparti Covid (più 91). L’Ausl di Modena, ieri, ha fatto un appello a recarsi in Pronto soccorso solo in caso di urgenze non rimandabili, come infortuni sul lavoro o patologie traumatiche. In Campania i casi sono stabili ma sono aumentati i ricoveri: venerdì i posti occupati in terapia intensiva erano 140, ieri 148; in degenza ordinaria sono passati da 1.358 a 1.385.

IL DPCM per il contrasto al Covid varato dal premier Mario Draghi è entrato in vigore ieri. Dal Cts è filtrata «grande preoccupazione per l’evoluzione della pandemia. La diffusione di varianti richiede l’innalzamento delle misure su tutto il territorio, la riduzione delle interazioni fisiche e della mobilità». Una posizione messa a verbale nella riunione di venerdì, dove gli esperti hanno sollecitato «una tempestiva conclusione della revisione dei parametri del monitoraggio, in modo da rendere più rapida l’azione di contenimento sia a livello nazionale che locale».

Il dpcm prevede che tutte le scuole devono passare in Dad nelle zone dove l’incidenza supera i 250 casi ogni 100mila abitanti. Questa stessa soglia il Cts l’aveva proposta a gennaio per far scattare in automatico la zona rossa, ma era stata bocciata dai presidenti di regione e quindi accantonata dal governo Conte. Ora invece è stata recepita ma solo per le scuole e si è lasciato ai governatori la responsabilità di intervenire ulteriormente, sollevando le proteste degli amministratori che avrebbero preferito che la decisione venisse assunta dall’esecutivo.

GLI ESPERTI DEL CTS non hanno suggerito al governo alcun lockdown ma hanno ribadito che sarebbe necessario far scattare la zona rossa automatica una volta arrivati ai 250 contagi per 100mila abitanti. E che alla limitazione dell’attività scolasticain presenza dovrebbe fare seguito anche una limitazione delle interazioni sociali, compresa la chiusura dei centri commerciali e lo stop alla movida.

Il presidente Mattarella ieri ha visitato a Roma la Nuvola di Fuksas, diventata un hub vaccinale: «Teniamo duro, ce la faremo» il messaggio al personale e ai cittadini in fila. «Venerdì abbiamo superato le 5 milioni di somministrazioni di vaccino – ha spiegato ieri il ministro Speranza -. Sono state fatte in totale oltre 185mila dosi in un giorno. Grazie a tutti i medici specializzandi che hanno sottoscritto l’intesa con governo e regioni per partecipare alla campagna».

Riunione tra Protezione civile e commissario all’emergenza ieri: 10 giorni per stabilire la capacità di somministrazione delle singole regioni; consegne bisettimanali in almeno 500 punti in tutta Italia tra Asl e centri di somministrazione; 100mila vaccinatori (tra specializzandi, medici di base, volontari ed esercito) per raggiungere ad aprile l’obiettivo di 500, 600mila somministrazioni al giorno. Questo il piano se però crescerà la fornitura dei sieri.

L’INTESA con gli specializzandi aveva suscitato la reazione negativa dei sindacati di categoria, che avevano giudicato le condizioni come «sfruttamento di manodopera». La correzione di rotta permette adesso di mettere in campo circa 40mila specializzandi su base volontaria (compenso orario a carico delle Asl di 40 euro lordi e un incarico a tempo determinato di 6 mesi). Non decolla invece l’intesa con i medici di famiglia. Solo in 12 regioni sono stati sottoscritti gli accordi e, sottolinea il sindacato Fimmg, «ai medici di base vanno appena 10 dosi a settimana a testa. Sta mancando totalmente la chiarezza».