Per i 372 precari dell’Istat sembra ormai che ci sia solo una soluzione: firmare le lettere di licenziamento con data 1 gennaio 2016. Ancora un anno, e poi tutti a casa. Ragazze e ragazzi con lauree, dottorati, specializzazioni. E un concorso alle spalle. Anche il prestigioso ente, come molti altri che in Italia si dedicano alla ricerca, si regge in piedi grazie al lavoro di centinaia con un contratto precario. L’Istat concederà solo una proroga annuale, al termine della quale si prospetta la loro espulsione, dopo anni di lavoro.
Dopo la rottura delle trattative con l’Istituto i precari hanno proclamato lo stato di agitazione permanente e il blocco delle attività dell’istituto: Stamattina hanno gli uffici della direzione della Contabilità Nazionale impedendo di fatto lo svolgimento delle normali attività di produzione dei dati. A dimostrazione della centralità dei precari, l’Istat ha comunicato il blocco dell’attività ordinaria. I dati macroeconomici non verranno diffusi questa settimana durante i consueti incontri con la stampa “a causa di iniziative di protesta avviate da una parte del personale a tempo determinato”.
Parliamo dei dati sulla fiducia dei consumatori di novembre (mercoledì 26 novembre); sula fiducia delle imprese di novembre (giovedì 27) ; i comunicati sull’occupazione di ottobre e la stima dei prezzi al consumo a novembre.
Dopo mesi di trattative per la proroga dei contratti al 2020, il Presidente Istat Giorgio Alleva ha dichiarato nulle le trattative condotte fino ad oggi checoinvolto le principali rappresentanze sindacali e dei precari. Le sorti dei ricercatori sono nelle mani del governo. Una decisione che per i precari “compromette la natura di ente indipendente dell’Istat e mette a repentaglio l’avvio del censimento permanente che vede l’Istituto impegnato a livello internazionale. Un’attività che coinvolge gran parte i lavoratori precari”.

L’impressione è che si sia giunti ad un punto di non ritorno. Le parole del coordinamento dei precari sono nette: “È finito il tempo di trattative portate avanti solo per sfiancare la mobilitazione dei precari” scrivono. Si chiedono anche “le dimissioni di un presidente esautorato dal suo ruolo e che si attesta alla funzione di “commissario”. Consegna all’esterno il controllo di un Istituto che, da Statuto, è un ente di ricerca autonomo ed indipendente”. Dimissioni richieste anche per il direttore generale e del delegato del Presidente “per aver portato avanti una vuota trattativa”.
In un incontro del 31 ottobre, l’Istat si era mostrata disponibile a sottoscrivere la “proroga lunga” (al 2020) con il solo vincolo della prima verifica finanziaria il 31 dicembre 2015 o il 31 dicembre 2017.Ma non sono seguite certezze. Oggi lo show down.
L’ente di ricerca che produce i dati più sensibili sull’occupazione, il Pil, la crisi in generale, quello che più volte ha messo in crisi i governi arroccati sugli zero delle percentuali, rischia di perdere centinaia di ricercatori.