Quando ho visto alcuni fotomontaggi con la faccia di Fedez al posto di Che Guevara, Lenin o l’Arcangelo Michele che schiaccia la testa di Lucifero (sostituita con quella di Salvini) mi sono detta «Questo no». Ho chiuso il computer e sono andata a fare una camminata per allontanarmi da quell’ondata di entusiasmo che non resiste a trasformare in eroe e rivoluzionario diritti il primo famoso che da un pulpito o da un palco attacca un potere mal sopportato dalla moltitudine. Non entro nello specifico della vicenda Rai-Fedez, di quanto la telefonata registrata sia stata tagliata o rimontata dal rapper, delle patetiche motivazioni di quei dirigenti Rai che cercavano di convincere il cantante a non citare nomi e cognomi di certi politici della Lega che hanno detto nefandezze sui gay perché «il contesto» (il concertone del Primo Maggio e quindi una manifestazione canora senza contraddittorio) non era adatto. No, non entrerò nelle questioni di lana caprina sul perché lui ha registrato la telefonata perché il punto centrale sta altrove e si chiama acquiescenza al potere di turno. La sopportiamo da anni, anzi la finanziamo con il canone e al massimo borbottiamo mentre ci sarebbe da fare come i tifosi di calcio quando hanno protestato contro la super League in modo così veemente che nel giro di due giorni quel progetto è fallito.

CI FOSSE o ci fosse stata una partecipazione così per avere un’informazione e un servizio pubblico indipendente dalle pressioni politiche avremmo risolto il problema da anni. Poi non è detto che tutto sarebbe diventato perfetto, ma almeno ci avremmo provato. E invece no, preferiamo trasformare un cantante e influencer che in fondo fa il proprio lavoro, cantare e farsi pubblicità, in giustiziere anti censura, come tanti Paladin follower.
Dentro e accanto a quel chinare la testa e adeguarsi all’andazzo nella televisione pubblica c’è un problema più cocente e viene fuori proprio dalle parole di Salvini che, come suo solito, semplificando questioni complesse e ribaltando a suo favore ogni suo demerito, ha detto: «Questa è tutta una polemica interna alla sinistra. Basta sinistra in Rai». Veramente, se oggi abbiamo un problema è proprio il contrario, ovvero l’informazione e il pensiero delle destre che, essendo sia nel governo che fuori dal governo, godono di ampi e diffusi megafoni sia in Rai che nelle televisioni private e questo con buona pace di chi, Fedez e moglie compresi, si fanno vanto di non essere né di destra né di sinistra perché sarebbero categorie superate.

NON ESAGERARE, non criticare, edulcorare, offrire sempre la doppia opinione, il famigerato pro e contro, così non si scontenta nessuno, è il peggior servizio che si possa fare all’informazione perché alla fine non capisci mai come stanno davvero le cose. Le forme di censura sono infinite, si nutrono di pacificante buonsenso, omettono certe realtà scomode in casa nostra per esaltare i disastri altrui, puntano sulla cronaca nera anziché sulle azioni politiche, addormentano o spaventano anziché aiutare a pensare. E il «contesto adatto» è l’alibi perfetto che permette il controllo di chi è ammesso a parlare, mentre oggi più che mai tutto è contesto perché le opinioni si formano sulle esperienze e le esperienze riguardano ogni aspetto delle nostre esistenze, come e dove abiti, come e dove lavori, come e dove vivi, come e dove ti puoi curare, come e dove ti istruisci, come e che cosa mangi, come e dove ti confronti, come e dove riesci a ottenere giustizia. Il contesto è qui e ora. Il contesto siamo noi e lo siamo ogni giorno, anche prima e dopo il Primo Maggio.

mariangela.mianiti@gmail.com