I suoi lavori testimoniano la parabola, all’interno del partito bolscevico, di una eresia antileninista. A portala avanti era Aleksandr Bogdanov che, con i suoi scritti, toglieva potenza al treno piombato dell’ossessione rivoluzionaria. Lenin ha sempre mostrato nei confronti di questo personaggio una insofferenza quasi infantile, arrabbiandosi troppo per aver perso a scacchi contro di lui all’inizio della sinuosa via Krupp. Reagì al testo filosofico Empiriomonismo asserendo che Bogdanov non era da considerare un marxista.
Troppo audace, troppo libera la sua visione del comunismo. E per questo inautentica. Un giudizio che determinò l’emarginazione prima, la scomunica in seguito all’esperimento educativo della scuola di Capri. L’incarnazione di queste visioni si trova nei due romanzi dedicati al comunismo avanzato sul pianeta Marte (quello senza Lenin) che lo scrittore osservava nel suo sviluppo con Stella Rossa, e nella sua nascita con l’Ingegner Menni. Proprio quest’ultimo libro, pubblicato nel 1912, è ora disponibile nella collana dedicata a classici della fantascienza sovietica dai tipi di Agenzia Alcatraz (pp. 176, euro 17).

SONO PAGINE INTENSE, si sente la solitudine di chi all’interno di un partito nuota contro una corrente potente. Erano i tempi in cui Bogdanov veniva fatto fuori dalla redazione del Proletarij e gli anni nei quali stringeva, come racconta il diradarsi della loro corrispondenza (raccolta da Carocci editore), il rapporto con Maxim Gor’kij, lo scrittore che aveva, più di tutti, parteggiato per lo scienziato contro il leader. Sono pagine a proposito della strada migliore per incarnare il progetto profetico di Marx, anagrammato tra le righe nel ruolo dell’economista Xarma.
L’ingegner Menni, capo geniale del programma di grandi canali per portare acqua anche alla metà desertica del pianeta viene da una aristocrazia planetaria progressista che incontra il proletariato incarnato, in quello che poi scopre essere suo figlio, nell’ingegner Netti, operaio che ha studiato per mettere la conoscenza al servizio degli sfruttati.
«La scienza – spiega ai lavoratori – è un’arma a disposizione dei nostri nemici. Impareremo tutto quello che ci sarà da imparare ma non basterà. La scienza rispecchia la società che l’ha creata. Vinceremo quando la faremo nostra, cambiandola».
Ed ecco il programma della scuola di Capri, prima e del Proletkult, poi, messo in piedi a rivoluzione avvenuta per salvare dalla morte destinata al dissenso l’invenzione della cultura proletaria.

IL PADRE difende l’Idea. Il secondo spiega che non ne esiste nessuna senza chi la incarna e a incarnarla è un organismo collettivo, le cui unità, i lavoratori, non possono niente se non insieme: «la forza della idea è la forza del lavoro unito». Fitti qui si fanno i ragionamenti sull’unità sindacale, che non rappresenta tutti, dice l’ingegnere anziano, che viene da una epoca di privilegi, all’ingegnere che ha deciso che il soggetto collettivo abbasserà drasticamente il saggio di sfruttamento, perché «il lavoratore che vuole vivere solo, lontano dalle rivendicazioni degli altri, è un essere che non ha coscienza di sé». Ma questa polarità dialettica, commossa, subisce i colpi continui della corruzione di funzionari di partito, delle strategie dell’assemblea, delle menzogne dei giornalisti.
Netti li chiama i vampiri, sono «quelli che prima ragionavano secondo la logica dei vivi, volevano che la vita continuasse. Ora ragionano secondo la quiete e l’immobilità, l’interruzione della vita intorno a loro, cui non fanno altro che succhiare sangue». Incredibile che in un libro del 1912 si trovi, nitida, la biografia del presente.