Davanti Palazzo San Giacomo, sede del comune di Napoli, a protestare in blocco giorno e notte. Ieri pomeriggio gli operatori del terzo settore che si occupano di case famiglia sono tornati in strada esasperati. Un centinaio di strutture che accolgono circa 500 minori, sottratti alle famiglie perché hanno subito abusi, maltrattamenti, qualcuno è finito in carcere minorile. L’amministrazione è in arretrato di 38 mesi sui pagamenti, l’ultimo bimestre incassato non lo hanno neppure visto: le banche lo hanno sequestrato per ripianare gli interessi, una goccia nel mare perché ormai sono strozzati dal meccanismo di anticipo fattura. In otto hanno iniziato lo sciopero della fame.

Nell’ultimo anno – spiega Anna Schettini – hanno chiuso 110 strutture, i minori ospitati sono finiti in altre case famiglia, spesso in condizioni pessime». La beffa finale si è consumata con l’anticipo di 58 milioni incassato dal municipio grazie alla legge «salva comuni»: «Neanche un euro finirà nelle casse della case famiglia perché gli atti non sono pronti, così verranno pagati tutti gli altri fornitori tranne noi che esplichiamo un servizio definito “indispensabile” – prosegue – A questo si aggiunge la proposta fatta il 29 maggio dalla neo dirigente al Servizio politiche per l’infanzia e l’adolescenza, Maria Rosaria Fedele».

Si tratta di una proposta di accordo transattivo. In sostanza gli operatori verrebbero pagati entro dicembre 2013 ma solo se accettano di tagliare il fatturato e gli utili di impresa del 10%. Per chi non accetta ci sono comode rate da qui al 2015, se restano avanzi di cassa. «Siamo cooperative ed enti no profit, senza nessun utile di impresa – conclude Anna Schettini – Io ho già perso un appartamento e la casa di mia madre è pignorata, entro luglio devo 96mila euro a Banca Prossima, l’Enel non mi ha ancora tagliato la fornitura ma ridotto il servizio, per lavare i vestiti ai ragazzi gli operatori portano gli abiti a casa. I pranzi e le cene sono ridotti all’osso, un ragazzo ha avuto paura che lo rimandassero a casa e ha minacciato il suicidio. L’unica cosa che ci fa andare avanti è la rete di solidarietà».