Fidel Castro ha festeggiato a Cuba i suoi 89 anni a poche ore dall’arrivo del segretario di Stato Usa John Kerry.

La bandiera nordamericana sventolerà di nuovo all’Avana su quello che è stato finora un covo di spie, fulcro delle innumerevoli campagne destabilizzanti tentate contro il governo socialista in quanto sezione di interessi.

Tentativi inutili, come inutile si è dimostrato il feroce blocco economico ancora attivo. Ha dovuto ammetterlo la stessa amministrazione Usa, in un contesto mondiale e latinoamericano ormai lontano dal ’900 del piano Condor e dei dittatori sudamericani a guida Cia. Il contesto di una diversa America latina in cui spira il vento del socialismo del XXI secolo, che ha ripreso il testimone dell’Avana e prova a declinarlo nuovamente.

Un vento di sovranità che Washington si è trovata di fronte nei vari vertici internazionali a cui ha partecipato: l’ultimo, quello dell’Organizzazione degli stati americani, a Panama, ad aprile. Nonostante le pressioni dei falchi di Miami e di Washington, Kerry ha fatto sapere che non ci sarà un incontro ufficiale con gli anticastristi dell’Avana. «Gli Stati uniti – ha detto Fidel – ci devono indennizzi milionari per i danni provocati dalle loro politiche».

Ieri, tutti i presidenti socialisti e progressisti dell’America latina hanno indirizzato i loro auguri a Fidel Castro.