«La giunta Cirio ha già dimenticato i morti delle Residenze sanitarie». È la dura accusa mossa dal Comitato vittime Rsa nei confronti della Regione Piemonte. Due mesi fa i parenti delle vittime scesero in piazza a Torino per chiedere giustizia per i propri familiari morti (se n’erano contati 2.500 a causa del Covid-19) e per ridare dignità a chi, anziani malati non autosufficienti, continua a vivere isolato.

«Finora – sottolineano Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia a nome della Fondazione promozione sociale che ha promosso il Comitato – non c’è stato nessun atto concreto rispetto alle richieste avanzate dai tanti che hanno perso uno o più cari nella drammatica strage delle Residenze sanitarie assistenziali e dalle associazioni di tutela dei loro diritti. Non è stata, per esempio, revocata la controversa e contestata delibera del 20 marzo che permetteva (e permette ancora) il trasferimento di malati contagiosi dagli ospedali alle Rsa e che ha determinato una diffusione della patologia nelle Rsa, con conseguenze letali su molti degenti». Con la delibera della vergogna ancora in piedi, in caso di una nuova ondata della pandemia da Coronavirus sarebbe possibile operare nuovi trasferimenti, infettando i degenti ricoverati.

Gli anziani malati non autosufficienti non sono scomparsi. «Restano 30 mila malati in lista d’attesa che hanno diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie in convenzione con l’Asl (dati 2016-2019). Nessuna azione della Sanità piemontese è stata messa in atto per dare priorità alle cure domiciliari ed erogare gli assegni di cura previsti dalla legge regionale 10/2010. Devono seguire subito ai decessi 4.000 nuove convenzioni per sostituire i posti liberatisi nel periodo Covid e almeno altre 6.000 per coprire le quote sanitarie di chi sta pagando da anni la degenza privatamente in Rsa. Spesa stimata: 60 milioni da erogare subito (sui circa 250 all’anno di spesa storica per i ricoveri in Rsa)».

Il Comitato con le associazioni a tutela dei più deboli accusa la giunta regionale di non avere promosso atti verso il governo per rendere più umane le visite ai propri parenti in Rsa. «Si tratta di una mancanza aggravata dal fatto che – precisano Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia – l’assessore alla sanità Luigi Icardi è il coordinatore nazionale degli assessori alla sanità nella Conferenza Stato-Regioni e quindi avrebbe tutti gli strumenti per porre la questione a livello nazionale».

La Fondazione promozione sociale, le associazioni del Csa – Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base e il Comitato vittime nelle Rsa chiedono alla Regione un confronto istituzionale urgente. «È fondamentale che ogni provvedimento di riforma del sistema di presa in carico sanitaria e socio-sanitaria non sia assunto come una scelta calata dall’alto, senza confronto con i cittadini, ma passi dal consiglio regionale e dall’ascolto delle associazioni che difendono i diritti dei malati non autosufficienti».