Il nome della band richiama il samurai senza padrone, reietto ed errante. Un particolare utile per immergersi nelle sonorità dei Ronin, dove possiamo intercettare i malinconici stati d’animo di questo combattente mutante, tornato a lottare con il nuovo album Bruto Minore, citazione di una Canzone di Giacomo Leopardi. Testa del progetto resta il polistrumentista Bruno Dorella, mentre la nuova pelle dei Ronin è composta da nostre, valorose, conoscenze: Nicola Manzan (Bologna Violenta), Alessandro Vagnoni (Drovag, Bushi) e Roberto Villa (The Gang). La band ricalca i paesaggi epici e tragici di opere cinematografiche ma anche nuovi percorsi paralleli, dove la musica classica (in Capriccio o Scherzo quasi maggiore) apre la strada a vibrazioni catartiche d’avanguardia, fuori (dalla) moda ma perfettamente assorbite dai ritmi più incalzanti di batteria e basso. Una scrittura per lo più in scala minore (da qui anche il titolo), strumentale, limpida, mai ostentata, che non si autocelebra ma solca il perimetro di un permanente stato di eloquenza, malgrado non vi siano voci.